Leggi e norme
Minori in carcere, è allarme: le associazioni scrivono all’Onu
Antigone, Defence for Children Italia, Libera e Gruppo Abele hanno inviato una submission ufficiale al Comitato Onu che monitora l'attuazione della convenzione sui diritti dell’Infanzia per denunciare la regressione della giustizia minorile in Italia. E al ministro Salvini che vorrebbe equiparare i minorenni che compiono reato ai maggiorenni dicono che «è una resa culturale»
di Redazione

A fine giugno, l’appello congiunto. Ora Antigone, Defence for Children Italia, Libera e Gruppo Abele hanno inviato insieme una submission ufficiale al Comitato Onu sui Diritti dell’Infanzia per denunciare la regressione della giustizia minorile in Italia. Il Comitato infatti entro l’anno valuterà la situazione italiana e la società civile aveva la possibilità di presentare dei propri documenti, entro il 1° agosto.
Nelle stesse ore, il ministro alle Infrastrutture e i Trasporti Matteo Salvini ha presentato una proposta per equiparare le pene dei reati commessi dai minorenni a quelle commesse dagli adulti. «Leggevo numeri incredibili, 44mila reati commessi da minori in un anno. Equiparare l’episodio delittuoso del minore a quello del maggiore, secondo me, ormai è doveroso perché i 15-16-17 anni di oggi non sono quelli dei miei tempi, quando non c’erano i telefonini e i social. Negli anni ’60-70-80 non giravi col coltello, giravi col coltello se andavi a funghi però non ti venivano altre idee di questo genere» ha detto il vicepremier.
«Una proposta che ignora la Costituzione e i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza», affermano in una nota Antigone, Defence for Children, Libera e Gruppo Abele. «Pensare che a 16 anni si sia già colpevoli come un adulto è una resa culturale e politica, non una risposta ai bisogni della collettività. La nostra Costituzione e la Convenzione Onu sui Diritti dell’Infanzia indicano con chiarezza che l’obiettivo della giustizia minorile è prendere in carico i ragazzi, non punirli».
Le carceri minorili si stanno trasformando in luoghi di abbandono. La risposta dello Stato è la punizione, la repressione, l’isolamento, ma così si viola la Costituzione, si tradiscono gli impegni internazionali e si spezzano vite in crescita
La situazione negli Istituti Penali per Minorenni – come più volte denunciato dalle associazioni – è molto critica. «Le carceri minorili si stanno trasformando in luoghi di abbandono. La risposta dello Stato è la punizione, la repressione, l’isolamento – affermano i promotori dell’appello – ma così si viola la Costituzione, si tradiscono gli impegni internazionali e si spezzano vite in crescita». Dal 2022 a oggi, il numero di giovani detenuti negli Ipm è aumentato del 55%, passando da 392 a 611 presenze. Un’impennata dovuta in larga parte al cosiddetto Decreto Caivano che, entrato in vigore nel settembre 2023, ha ampliato la possibilità di custodia cautelare per i minorenni e ridotto l’utilizzo delle misure alternative al carcere. Molti giovani che hanno compiuto il reato da minorenni e che prima potevano permanere in Ipm fino ai 25 anni sono stati trasferiti in carceri per adulti al compimento della maggiore età, pratica che il Decreto Caivano ha grandemente facilitato in chiave punitiva nel totale disinteresse per il percorso educativo del giovane.
Oggi 9 Ipm su 17 soffrono di sovraffollamento. Le associazioni nella nota tratteggiano la situazioni con pennellate inquietanti. A Treviso si sfiora il doppio delle presenze rispetto ai posti disponibili, mentre a Milano e Cagliari il tasso di affollamento tocca il 150%. In molte strutture manca personale formato, sono assenti figure educative: i ragazzi sono lasciti privi di percorsi educativi, restando per ore in cella senza attività. Metà dei ragazzi detenuti sono minori stranieri non accompagnati, spesso sedati con psicofarmaci invece che aiutati a ricostruire un progetto di vita. Un quadro che non si era mai registrato prima nel sistema della giustizia minorile.
Per ovviare al sovraffollamento una sezione del carcere bolognese per adulti della Dozza è stata trasformata in Ipm con un atto amministrativo che non ne muta le caratteristiche strutturali: di fatto un carcere minorile imprigionato in un carcere per adulti. Si rompe così il principio internazionalmente riconosciuto della netta distinzione che sempre deve esserci tra la risposta penale destinata agli adulti e quella destinata ai ragazzi. «Sempre di più, al contrario, la nostra giustizia minorile va assomigliando a quella degli adulti tradendo principi ed impegni internazionali assunti dalle nostre istituzioni in relazione alle persone minorenni e alla loro relazione con il sistema di giustizia», si legge nella nota.
«Pensare di continuare a inasprire le pene equiparando i reati di minori e adulti significa solo alimentare la recidiva e soffocare ogni possibilità di crescita», aggiungono ancora Antigone, Defence for Children, Libera e Gruppo Abele. «Serve invece un investimento vero su educazione, supporto psicologico, inclusione sociale e percorsi di reinserimento, non di una nuova proposta al mese che introduce approcci ulteriormente criminalizzanti. I dati parlano chiaro: non siamo davanti a un’emergenza criminale giovanile, ma a una emergenza di diritti negati», commentano le organizzazioni.
La submission al Comitato Onu chiede all’Italia di:
- abrogare il Decreto Caivano, che ha incentivato il ricorso al carcere per i minorenni;
- chiudere la sezione minorile nel carcere per adulti di Bologna;
- assumere educatori, mediatori e garantire un reale percorso educativo per i ragazzi;
- fermare l’uso dell’isolamento;
- garantire a ogni minorenne un piano educativo individualizzato.
Foto di Milad Fakurian su Unsplash
Si può usare la Carta docente per abbonarsi a VITA?
Certo che sì! Basta emettere un buono sulla piattaforma del ministero del valore dell’abbonamento che si intende acquistare (1 anno carta + digital a 80€ o 1 anno digital a 60€) e inviarci il codice del buono a abbonamenti@vita.it