Governare il digitale

Minori online: un passo in più verso la sicurezza con le linee guida Ue, ma quanti ancora da fare?

La Commissione europea ha emanato le Linee guida per la protezione dei minori online. L'Italia è fra i cinque Paesi che sperimenterà la nuova app per l'age verification. Save the Children: «Entriamo nel dibattito perché non sono mere questioni tecniche: le ricadute sui diritti dei minori sono enormi»

di Brunella Greco e Giusy D’Alconzo

Crescere, passare dall’infanzia all’adolescenza, diventare adulti, è un percorso ampio, che ha bisogno di spazio. Servono luoghi di incontro, ascolto, sperimentazione e realizzazione della propria personalità. Adeguati, accessibili e stimolanti, ma il meno possibile rischiosi. 

Questo vale tanto per i luoghi fisici – scuole, spazi culturali e urbani – quanto per gli ambienti digitali, realtà che per ragazzi e ragazze si fondono senza soluzione di continuità, in quella dimensione onlife senza considerare la quale è oggi difficile comprendere l’esperienza dell’infanzia e dell’adolescenza.

In questo scenario, i social media, le chatbot box, i videogame multiplayer, l’AI generativa e le altre sempre nuove espressioni della creatività applicata all’esperienza digitale, possono rappresentare per gli adulti motivo di sconcerto, per la difficoltà di comprendere quale intrico di opportunità e rischi queste esperienze rappresentano per i minori. Opportunità, ad esempio, di informarsi sulla realtà mondiale da media indipendenti gestiti da attivisti o socializzare e affrontare argomenti comuni in un contesto di pari. Ma anche insidie, amplificate se adolescenti e ragazzi non vengono formati e resi consapevoli di come stare al meglio in questi ambienti, proteggendo i propri dati personali e riconoscendo i pericoli. Save the Children lo ha ricordato con la sua campagna sull’Educazione digitale, che punta a contribuire a un accesso competente e sicuro al digitale, fornendo a genitori e altri adulti di riferimento una guida per accompagnare bambini e ragazzi nella dimensione online.

Le Linee guida della Commissione europea

All’interno dell’Unione Europea, definendo un primato giuridico nel contesto internazionale, si sta tentando di intervenire imponendo obblighi alle aziende che gestiscono i servizi digitali. Lo fa in particolare il Digital Services Act (DSA), regolamento europeo approvato nel 2022 per creare uno spazio digitale più sicuro per tutti, anche per i minori. Ed è di qualche giorno fa la notizia che, in attuazione dell’articolo 28 del DSA, la Commissione Europea ha emanato le Linee guida per la protezione dei minori  che chiedono alle grandi piattaforme di: 

  • impostare di default come “privati” gli account dei minori;
  • modificare i sistemi di raccomandazione dei contenuti dei social media per ridurre il rischio che i minori incontrino contenuti dannosi;
  • proibire ad altri account di scaricare o scattare schermate di contenuti pubblicati da minori;
  • disabilitare di default le funzionalità che contribuiscono a un uso eccessivo dei social media;
  • migliorare gli strumenti di moderazione e comunicazione, richiedendo un feedback tempestivo.

Un prototipo di app per l’age verification

Le linee guida e lo stesso DSA richiedono inoltre di applicare sistemi per verificare l’età (age verification) di chi accede a determinati contenuti, illegali o inopportuni al di sotto della maggiore età o di una determinata età più bassa.  Per assicurare il rispetto della privacy, la verifica dell’età deve essere un processo separato, non collegato ad altre attività di raccolta dati svolte dalle piattaforme digitali. 

Assieme alle Linee Guida è stato presentato un prototipo open source di app per la verifica dell’età (blueprint for age verification), che consentirebbe alle piattaforme di evitare l’accesso dei minori di 18 anni a siti con contenuti inappropriati per loro (siti per adulti) e che, secondo la Commissione, potrebbe essere in futuro sviluppata anche per provare età inferiori, ad esempio i +13 richiesti per l’accesso ai social. Il rilascio del prototipo prevede l’avvio di una fase pilota: sarà testato e ulteriormente “personalizzato” in collaborazione con Danimarca, Francia, Grecia, Italia e Spagna e con le piattaforme online che partecipano a questa fase. 

Sono chiari passi avanti, ma non possiamo fermarci qui, né abbassare la guardia. 

Gli altri passi da fare

Innanzitutto, sarà fondamentale monitorare il test del prototipo e la strada verso la piena implementazione di quest’obbligo. Inoltre, è necessario agire anche su altri fronti, perché la verifica dell’età per l’accesso ai social e ai contenuti inappropriati non è la panacea di tutti i mali. 

Tra i passi da compiere vi è la scrittura, ora in corso, di nuove norme, come l’aggiornamento della Direttiva del 2011 relativa alla lotta contro l’abuso e lo sfruttamento sessuale dei minori e l’approvazione della Proposta di Regolamento per stabilire norme per la prevenzione e la lotta contro l’abuso sessuale su minori. La prima costituirà un passo importante verso maggiori garanzie per i minori al passo con gli sviluppi tecnologici più impattanti sulla sicurezza. Il Regolamento invece definirà con chiarezza le responsabilità delle piattaforme nell’intercettare e rimuovere materiale relativo all’abuso e allo sfruttamento di minori online.

Alla società civile e agli organismi di tutela il compito di calarsi in queste nuove questioni, solo apparentemente riservate a tecnici, ma che invece meritano di essere ampiamente conosciute e monitorate per le conseguenze cruciali su tutti i diritti dei minori, come riconosciuto dal Comitato delle Nazioni Unite dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza.

Giusy D’Alconzo è Child Rights Policy Leader presso Save the Children Italia. Nella stessa Organizzazione Brunella Greco è Esperta di tutela online dei minori. Photo credit Giuliano Del Gatto per Save the Children

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