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Mister Kalashnikov è protetto da Bush?

Il russo Viktor Bout, considerato uno dei maggiori trafficanti d’armi del mondo, oggi lavora dietro le quinte in Iraq. Con gli Usa.

di Redazione

«Il giocatore più potente nel traffico di armi illegali». Così veniva definito Viktor Anatolevic Bout dall?ex consigliere americano presso la National Security Council, Lee S. Wolosky. Per questo 37enne del Tagikistan, capace di parlare sei lingue e con in tasca cinque passaporti, la svolta avviene nel 1993 quando decide di mettere a frutto la sua carriera di ufficiale nel Kgb trasferendosi negli Emirati Arabi Uniti, per crearvi una compagnia aerea dotata di apparecchi comprati nell?ex blocco sovietico a prezzi stracciati e impiegati inizialmente per trasportare gladioli sudafricani da rivendere a Dubai.
Dai gladioli e da altre merci innocenti, come i polli surgelati, Bout ben presto passa a merci più redditizie come diamanti, proiettili, elicotteri militari, kalashnikov, attrezzature minerarie. In cambio delle armi che esporta in Africa, Medioriente e Asia, Bout riceve contanti oppure pietre preziose, che non esita a rivendere.
Per aggirare gli embarghi internazionali e sfuggire alla giustizia, Bout è sempre pronto a falsificare i piani di volo dei 60 aerei a sua disposizione, cambiare loro bandiera e impiegare aerei-fantasma. Ma i destinatari non mancano: dai talebani (con i quali conclude affari per 50 milioni di dollari) ai terroristi islamici di Abu Sayyaf, passando per dittatori come Taylor (Liberia) e Mobutu (ex Zaire), e ribelli sanguinari. Persino le Nazioni Unite si avvalgono della sua collaborazione per trasportare caschi blu.
Poi, nel 2002 la ?carriera? di Bout subisce un improvviso stop. Il Belgio e l?Interpol emettono nei suoi confronti due mandati di cattura internazionale, e l?Onu gli applica due sanzioni (divieto di viaggiare e congelamento dei conti bancari all?estero) per il suo coinvolgimento nella guerra civile liberiana. Un paio d?anni li passa in dormiveglia a Mosca, poi però riparte. E nientemeno che in Iraq.
Secondo voci sempre più insistenti, Viktor Bout avrebbe ripreso servizio per conto degli Stati Uniti. Pochi mesi fa, Francia, Gran Bretagna e Usa hanno stilato ciascuno una lista di persone passibili di sanzioni da parte del Consiglio di sicurezza dell?Onu per il loro coinvolgimento nel caso liberiano. Ma secondo gli autorevoli Le Monde e Financial Times, gli Stati Uniti stanno esercitando pressioni affinché il nome di Bout scompaia da queste liste. L?atto di clemenza richiesto dall?amministrazione Bush non è del tutto casuale. Una nuova compagnia aerea di Bout (British Gulf) starebbe garantendo in Iraq rifornimenti di materiale top secret (di sicuro, riferisce una fonte belga a Vita, si tratta di merce esente da imposte) per conto dell?esercito americano. Un contributo che, secondo l?Ipis – International Peace Information Service, offre notevoli vantaggi: aerei capaci di atterrare in qualsiasi zona, e nessun rischio di perdite americane.
In altre parole, per i servigi resi in Iraq, gli Stati Uniti sono pronti a garantire a Bout una ?amnistia? che gli consentirebbe di tornare protagonista sul mercato internazionale delle armi.