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Molto rumore per nulla?

I ricercatori del Cnr: sull'Italia un livello di polveri per nulla preoccupante

di Redazione

”Il livello di polveri giunto sui cieli italiani e’ davvero poco rilevante e assolutamente non preoccupante. L’emergenza in Italia e’ stata creata per mancanza di informazioni e di stazioni di rilevamento in alta quota che avrebbero potuto misurare la situazione con maggior precisione”. Questo il parere dei ricercatori del Cnr che, grazie agli strumenti del Laboratorio Ottavio Vittori al Monte Cimone dell’Isac Cnr, dove sorge una delle stazioni di monitoraggio della rete Share promossa dal Comitato EvK2Cnr, ha stabilito che le ceneri del vulcano giunte nei cieli italiani sono molto inferiori alle polveri del deserto che tante volte hanno investito il nostro paese: si parla di un PM10 di circa 25 microgrammi al metro cubo dove il limite europeo e’ a 50. In Inghilterra, i valori si attestavano intorno ai 350.

 ”Tutte le decisioni di questi giorni sono state prese in assenza di misure empiriche, non c’era nessuna evidenza che la nube fosse effettivamente sui cieli italiani” aggiunge Guido Visconti, direttore del Cetemps de L’Aquila.

Il Laboratorio Ottavio Vittori dell’Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima del Cnr, che ospita la stazione Share del tutto simile a quella installata ad oltre cinquemila metri di quota, presso il Laboratorio-Osservatorio Piramide dell’Everest, ha iniziato soltanto ieri mattina a percepire qualche variazioni nel livello di polveri nell’atmosfera. Dopo una notte di rilevamenti a 2.165 metri, la quota in cui si dovrebbe trovare la nube, il Laboratorio ne ha confermato la debolezza.

“Di fronte all’allarme creato in questi giorni”, sostiene Paolo Bonasoni, Isac-Cnr, responsabile progetto Share e Laboratorio Ottavio Vittori, “risulta evidente l’importanza di avere una rete di stazioni di monitoraggio atmosferico in alta quota. Se ci fosse una rete di stazioni completa sulle Alpi e gli Appennini probabilmente questo tipo di emergenze potrebbero essere gestite meglio grazie ad una maggior disponibilità di osservazioni e di quantità di dati sui quali basare decisioni gravi come quelle della chiusura degli aeroporti”.

Aggiunge Massimo del Guasta, Istituto Fisica Applicata Ifaa-Cnr (Firenze): “Lunedì mattina intorno alle 11 ora italiana la nube si trovava tra i 2000 e i 3000 metri di quota circa. Poi in giornata, tra le 16 e le 17 la nuvoletta si è sollevata intorno ai 3000 metri per poi disperdersi un po’ nelle ore più calde. E’ una nube molto molto debole, visibile solo attraverso gli strumenti di misurazione più precisi. Niente di comparabile per esempio anche rispetto a una di polveri sahariane che siamo abituati a vedere. Nella notte si è intensificata ma, per quello che abbiamo visto noi dal cielo sopra Firenze, ieri erano livelli davvero infimi e assolutamente non preoccupanti. Soprattutto, non avrebbero dovuto preoccupare più di tanto l’Italia, ma forse la preoccupazione veniva proprio dal fatto che nessuno li aveva ancora misurati. La cosa positiva in questo è la collaborazione che si è creata tra tutti i centri di ricerca e osservazione atmosferica in Italia, da Firenze a Potenza, passando dalla stazione Share del Laboratorio dell’Isac Cnr al Monte Cimone.

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