Mondo

Moore: la realta, più film dei film

Recensione del film "Fahrenheit 9/11" di Michael Moore (di Andrea Leone).

di Redazione

Premiato a Cannes dalla giuria di Quentin Tarantino, esce nelle sale italiane Fahrenheit 9/11, l?atteso film di Michael Moore sull?11 settembre e sulla conseguente guerra degli Usa in Iraq.
«Ho iniziato il documentario », ha spiegato Moore, «con una domanda: perché otto settimane dopo l?11 settembre la Casa Bianca ha autorizzato alcuni voli per la famiglia di Bin Laden? L?avevo letto sul New Yorker, l?ho trovato molto strano e ho voluto indagare». Moore parte dai legami tra i Bush e i Bin Laden e utilizzando immagini di repertorio, testimonianze e interviste svela le menzogne che si celano dietro l?intervento in Iraq, prima tra tutte quella delle armi di distruzione di massa, ma soprattutto accusa il presidente Bush di tenere il popolo americano in uno stato di terrore e coltivare nelle persone la paura irrazionale del futuro.
Il bersaglio di Moore è sempre il governo attuale e non l?America, ma negli Usa sono sorte diverse associazioni che si oppongono al film. A proposito del boicottaggio della Walt Disney, Moore ha affermato: «I bambini cui oggi viene impedito di vedere il mio film, domani saranno i ragazzi chiamati a combattere per gli Stati Uniti in qualche guerra in qualche parte del pianeta».
Le immagini scorrono talvolta molto crude, rivelazioni si accumulano a rivelazioni squarciando a poco a poco il velo dell?apparenza e della falsa informazione; i soldati interpellati non parlano come nelle interviste ufficiali. Lo stile è diretto, senza elementi didascalici o retorici. Il ritmo è incalzante. Le idee vanno di pari passo con lo spettacolo, secondo un atteggiamento mentale tipicamente americano; il dato documentario e giornalistico trova sempre un correlativo oggettivo, un?immagine pregante e spesso bella che lo definisce, tutto deve essere visto, toccato, comunicato con forza ed efficacia. Il livello cinematografico è ottimo.
Moore non ha bisogno di fare la caricatura di Bush: in molte sequenze il presidente Usa è naturalmente comico. Per il regista americano il mondo è un teatro dell?assurdo: la realtà è così dura e terribile che deve essere solo mostrata, basta guardarla con occhio lucido e anticonvenzionale, macchina in spalla. Il disegno criminoso è un fatto, riscontrabile nella realtà, ma celato dall?ignoranza e dalla convenienza; trovata l?idea di fondo, supportata l?idea dalla capillarità delle informazioni giornalistiche, basta solo documentarla.

Andrea Leone

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