Diritti negati

Morire ai margini, l’emergenza silenziosa dei braccianti negli insediamenti informali

Dall’inizio del 2025 gli operatori dell'organizzazione umanitaria Intersos hanno rilevato già otto casi di decessi tra i braccianti che vivono negli insediamenti informali di Puglia e Sicilia. «Queste morti erano evitabili», denuncia l'organizzazione

di Redazione

«Tra la fine di aprile e la fine di maggio ci siamo trovati, nel giro di pochi giorni, di fronte a due casi di arresto cardiaco improvviso, avvenuti proprio davanti ai nostri occhi. Nessuno dei due presentava, per quanto ne sapevamo, condizioni cliniche note che potessero far pensare a un esito così drammatico». A raccontare questi momenti molto duri, sia dal punto di vista emotivo che professionale, è la coordinatrice medica di Intersos in Italia, Beatrice Sgorbissa, che ricorda quanto accaduto in Puglia, a Borgo Mezzanone, nel cosiddetto ghetto dove vivono migliaia di braccianti agricoli stranieri. «Questi uomini, entrambi sui 45 anni, sono stati soccorsi dalla nostra clinica mobile ma giunti in ospedale, a Foggia, non ce l’hanno fatta. Dopo la dichiarazione di morte non ci sono state fornite spiegazioni sulle cause effettive del decesso».

In soli quattro mesi, da gennaio a maggio di quest’anno, gli operatori di Intersos che lavorano negli insediamenti informali di Borgo Mezzanone, nel Foggiano, e in Sicilia, a Palermo e in provincia di Trapani e Agrigento, hanno contato 8 morti tra le persone che vivono qui: decessi che potevano essere evitati e che non si possono non collegare alle loro condizioni di vita e di lavoro e alle difficoltà che queste persone hanno nell’accesso ai servizi sociali e sanitari.

 «Seguivamo da tempo due persone che vivevano in Italia già da anni», racconta Eva Pinna, responsabile del progetto di Foggia di Intersos. «Entrambe affette da patologie croniche serie – come diabete, problemi renali, ipertensione e disturbi vascolari – che però non riuscivano a gestire in modo continuativo a causa delle difficoltà burocratiche per il rinnovo del permesso di soggiorno, della totale assenza di soluzioni abitative dignitose fuori dall’insediamento e dall’instabilità lavorativa. Mancando un’assistenza regolare e strutturata, le loro condizioni sono peggiorate nel tempo, fino a portarle alla morte, morte che in altre circostanze sarebbe stata evitabile».

Questi e gli altri decessi sono un segnale allarmante che evidenzia la gravità e l’urgenza di affrontare un fenomeno tanto invisibile quanto strutturale. Le persone decedute vivevano in condizioni di marginalità estrema: persone senza dimora, migranti sfruttati nei campi agricoli, uomini e donne costretti a vivere in insediamenti informali che poco hanno a che fare con condizioni abitative dignitose, non immaginabili in un continente come l’Europa, persone che vivono in costante esclusione sociale, economica e sanitaria. Si tratta infatti di decessi per condizioni cliniche, intrecciate a condizioni precarie, per cui nessun individuo dovrebbe morire nel 2025, in Italia e in nessun luogo. 

Queste morti non sono eventi isolati. Sono il prodotto di un sistema che continua a condannare le persone più vulnerabili non solo allo sfruttamento, ad una vita ai margini, privati dei diritti fondamentali dell’individuo, ma anche ad affrontare rischi lavorativi e condizioni di salute che troppo precocemente e ingiustamente risultano per loro fatali. Queste morti sono l’ennesima triste manifestazione di disuguaglianze profonde e strutturali che colpiscono chi ha meno strumenti per difendersi ma che riguardano tutta la collettività. Queste morti non sono corpi da gestire, queste morti sono persone per cui non cesseremo mai di fare il nostro lavoro finché sarà necessario.

«Come Intersos non smetteremo mai di chiedere una risposta concreta, dignitosa e coordinata da parte delle istituzioni locali nei territori in cui operiamo, e dalle autorità nazionali» afferma Marcello Rossoni, responsabile dell’ong in Italia. «Il diritto alla salute è un diritto umano fondamentale, sancito dalla Costituzione della Repubblica Italiana e dai trattati internazionali di cui il nostro paese è parte, oltre che riconosciuto e protetto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms). Nel 2025, in Italia deve essere riconosciuto a ogni individuo, indipendentemente da razza, religione o condizione socioeconomica. Dopo anni di attività a stretto contatto con le persone che vivono ai margini, anni caratterizzati da risposte strutturali costantemente insufficienti chiediamo un impegno politico serio e tangibile per promuovere attivamente l’accesso ai servizi alla salute ed abbattere le barriere che limitano enormemente a chi vive nel disagio la possibilità di usufruirne. Chiediamo altresì un impegno concreto per garantire l’accesso equo all’abitare, alla protezione legale e sociale e a condizioni di lavoro giuste e tutelate, quali elementi imprescindibili per assicurare la dignità, il rispetto e la salute di tutte le persone».

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