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Morto Josè Comblin, fondatore della Teologia della Liberazione

Di origine belga, giunse in Brasile nel 1958. Fu autore di una settantina di libri il più famoso fu "il popolo di Dio"

di Redazione

Il teologo e scrittore di origine belga Joseph “Josè” Comblin, uno dei padri fondatori della teologia della liberazione, teorico dell’opzione per i poveri, è morto domenica sera in un ospedale della città di Salvador, in Brasile, all’età di 88 anni. L’annuncio della scomparsa è stato dato dalla Conferenza episcopale della Chiesa cattolica brasiliana. Autore di una settantina di libri, la sua opera più famosa si intitola “Il popolo di Dio”, che ispirò la nascita del movimento delle comunità cristiane di base in America Latina.
Tra i suoi libri più noti anche “Vocazione alla libertà”. Negli anni Ottanta e Novanta ha assunto posizioni critiche verso il Papato e le gerarchie ecclesiastiche, chiedendo alla Chiesa di tornare a proclamare “il Vangelo della libertà”. Sulla scia del Concilio Vaticano II, padre Comblin divenne uno dei principali esponenti della teologia della liberazione, sostenendo alla fine degli anni Sessanta l’urgenza che la Chiesa si impegnasse nella trasformazione sociale del continente latinoamericano. «Non si puo’ parlare di sviluppo senza prima realizzare una rivoluzione sociale che porti alla destituzione dell’aristocrazia dominante», affermò Comblin nel 1968 alla Conferenza dei vescovi latinoamericani di Medellin. Fu collaboratore di dom Helder Camara, “il vescovo dei poveri” delle favelas di Recife, e poi fu cacciato dal Brasile con l’accusa di essere un “prete comunista”. Tornò in Brasile nel 1980.

Nato a Bruxelles (Belgio) nel 1923, Joseph Comblin fu ordinato sacerdote nel 1947 e conseguì la laurea in teologia all’Università Cattolica di Lovanio nel 1952. Viveva in Brasile dal 1958, dove giunse rispondendo ad un drammatico appello missionario lanciato da Pio XII, il Papa che considerava l’America Latina il principale terreno di battaglia che vedeva i cristiani opporsi all’ateismo comunista. Ironicamente, però, Comblin divenne noto all’opinione pubblica in quanto accusato di essere un “prete comunista”. Avvenne nel 1968, a quell’epoca Comblin lavorava come collaboratore dell’arcivescovo di Recife, monsignor Helder Camara, che i militari definivano “il peggiore e principale ispiratore dei vescovi progressisti nel Paese”. Redigendo un documento preparatorio per la riunione dei vescovi del Sudamerica a Medellin difese apertamente l’impegno sociale della Chiesa, invitandola all’opzione per i poveri. Fu l’inizio di una lunga polemica.

Alla fine del 1972, di ritorno da un viaggio in Europa, Comblin fu bloccato alla frontiera e gli fu impedito di rientrare in Brasile. riuscì a rientrare solo nel 1980, con un visto turistico che doveva essere rinnovato ogni tre mesi. Dal 1980 al 2009 ha creato in Brasile numerosi istituti per la formazione di laici missionari delle classi povere.

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