Mondo
Msf: servono più risorse, l’epidemia di ebola è fuori controllo.
Mentre il virus di ebola continua a diffondersi in Guinea, Sierra Leone e Liberia, Medici senza frontiere lancia l'allarme. La testimonianza dell'epidemiologo Saverio Bellizzi appena rientrato dalla Guinea
di Redazione
L’epidemia di ebola è fuori controllo. L’allarme arriva da Medici senza frontiere. Il virus continua a diffondersi in Guinea, Sierra Leone e Liberia e tenere sotto controllo l'epidemia, assicurano a Msf «richiederà un massiccio dispiegamento di risorse da parte dei governi dell’Africa occidentale e delle organizzazioni umanitarie». Da Msf arriva anche una constatazione è cioè di aver raggiunto «il limite della capacità di azione delle proprie équipe».
Pazienti affetti da ebola sono stati identificati oltre 60 località dei tre Paesi coinvolti e questo complica gli sforzi per trattare i pazienti e limitare l’epidemia. Così che Bart Janssens, direttore delle operazioni per Msf non può che constatare: «L’epidemia è fuori controllo. Con la comparsa di nuovi focolai in Guinea, Sierra Leone e Liberia c’è il reale rischio che l’epidemia si diffonda in altre aree».
Appena rientrato dalla Guinea, Saverio Bellizzi, epidemiologo Msf è il protagonista di una video-testimonianza nella quale afferma, tra le altre cose: «Quando ho lasciato la Guinea un mese fa pensavamo di aver già raggiunto il picco. In realtà siamo arrivati a più di 500 casi confermati e più di 300 vittime. La situazione epidemica non ha precedenti. In alcune zone del paese siamo riusciti a contenere l’epidemia, ma in altre abbiamo ancora un tasso di mortalità dell’80%. Una cosa è sicura: l’epidemia andrà ancora avanti per alcuni mesi. Per questo chiediamo l’aiuto di tutti per aiutarci a portare avanti questa sfida».
Al momento, Msf è l’unica organizzazione umanitaria a trattare le persone affette dal virus, che può uccidere fino al 90% delle persone infette. Dall’inizio dell’epidemia (che risale al marzo scorso) Msf ha trattato circa 470 pazienti, tra cui 215 casi confermati, in centri specializzati allestiti nella regione. Ma oggi l’organizzazione medico-umanitaria si trova in difficoltà nel rispondere all’emergenza a causa dell’alto numero di nuovi casi e località. Per questo continua l’azione di raccolta fondi avviata da Msf a inizio epidemia attraverso il proprio Fondo Emergenze.
«Abbiamo raggiunto il nostro limite», riconosce Janssens. «Nonostante le risorse umane e le attrezzature dislocate da Msf nei tre paesi colpiti, non siamo più in grado di inviare équipe nelle nuove località colpite dall’epidemia».
Secondo gli ultimi dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) ci sono stati 528 casi e 337 decessi dall’inizio dell’epidemia. È la prima volta che in questa regione si diffonde l’ebola: le comunità locali hanno ancora paura della malattia e guardano le strutture sanitarie con sospetto. Nel frattempo, per una scarsa conoscenza sulla diffusione della malattia, le persone continuano a partecipare a funerali dove non vengono attuate misure di controllo dell’infezione.
Nonostante la presenza di una serie di organizzazioni che lavorano per sensibilizzare sulla malattia, le loro attività non sono ancora riuscite a ridurre l’ansia diffusa rispetto all’ebola.
Allo stesso tempo, la società civile e le autorità politiche e religiose non riconoscono la portata dell’epidemia.
«L’Oms, i paesi colpiti e quelli confinanti devono dispiegare le risorse necessarie per un’epidemia di questa portata», dichiara Janssen. «In particolare, deve essere messo a disposizione del personale medico qualificato, devono essere organizzate formazioni su come trattare l’ebola, e occorre incrementare l’attività di sensibilizzazione della popolazione e di monitoraggio dei contatti con persone infette. L’ebola non è più una questione di salute pubblica limitata alla Guinea: sta interessando tutta l’Africa occidentale».
Attualmente Msf lavora con 300 operatori internazionali e locali in Guinea, Sierra Leone e Liberia, e ha inviato più di 40 tonnellate di attrezzature e risorse per aiutare a combattere l’epidemia.
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