Meeting 2025

Mussida, la musica e la bellezza. Un percorso che nasce nelle relazioni

Il bello come strumento di rigenerazione personale è stato al centro di un incontro promosso da Progetto Arca a Rimini. Nel panel dei relatori Franco Mussida, storico musicista della Pfm che collabora con la fondazione e che ha indicato nello «svelare e togliere gli elementi che non ci permettono di vedere la bellezza», il compito degli artisti

di Antonietta Nembri

Il valore della bellezza come bene comune e risorsa concreta per rigenerare persone e comunità è stato al centro dell’incontro organizzato dalla Fondazione Progetto Arca. Un’occasione per raccontare come sia stata proprio la bellezza uno degli strumenti utilizzati nei suoi centri di accoglienza e dormitori per far riscoprire ai propri ospiti la “normalità”. Quella di dormire in un letto al coperto, di sentirsi al sicuro e di tornare a prendersi cura di sé approfittando anche delle audioteche ideate da Franco Mussida dove la bellezza della musica si fa silenzio, ascolto e terapia. 

Alla riflessione hanno preso parte Luca Fiore, giornalista e critico d’arte, il giornalista di VITA Giuseppe Frangi, il musicista Franco Mussida, Costantina Regazzo della direzione servizi di Progetto Arca, Francesca Rizzi Ad di Jointly e Alice Stefanizzi della direzione Marketing e  Fundraising della fondazione. 

da sx Frangi, Regazzo, Fiore, Mussida, Rizzi e Stefanizzi – foto Meeting Rimini 2025

Bellezza bene comune in un’esperienza

La prima provocazione di Luca Fiore è stata quella di sottolineare che: «La bellezza è un valore che può mancare tanto quanto un  bene materiale. La povertà di bellezza è ingiusta quanto la povertà economica». Giuseppe Frangi ha precisato che poter definire la bellezza un bene comune è «frutto di un’esperienza». E soprattutto che essa non è qualcosa di elitario come spesso siamo portati a pensare. Un esempio per Frangi è l’evoluzione del designer Ettore Sottsass che ha iniziato a produrre oggetti della quotidianità, facendo il passo verso la bellezza come bene comune. E ha osservato:  «La bellezza non è solo l’aquila che vola alta, ma anche il passerotto che becca a terra.  Anche nella semplicità e nell’imperfezione c’è perfezione».

Luoghi di accoglienza a energia positiva

La relazione tra Progetto Arca e la bellezza nasce nel 2013 con l’avvio delle riflessioni con l’Università di Torino per il miglioramento degli spazi di accoglienza. «Ci siamo chiesti come renderli luoghi di energia positiva», ha sottolineato Alice Stefanizzi. La co-progettazione con gli ospiti, i volontari e gli operatori ha fatto sì che i letti dei centri rispondono alle esigenze delle persone senza dimora. «Anche il colore delle pareti è stato scelto insieme perché», ha spiegato «chi vive in strada dimentica i colori e così le nostre mura ora sono bianche e verdi. La vera bellezza è il protagonismo e l’ascolto delle persone». 

Per Tina Regazzo la bellezza è quella «dell’altro». E ha aggiunto «La bellezza è un’idea che ho dentro di me e molti dei nostri ospiti non si guardano più e per far sì che tornino a farlo dobbiamo rendere i nostri luoghi sicuri. Il lavoro sull’identità è un processo lunghissimo», ha aggiunto.

foto Meeting Rimini 2025

«Un ambiente bello e accogliente, che nasce da quello che l’altro chiede ci permette di lavorare sulle imperfezioni che diventano bellezza. Così anche chi ha perso tutto e si sente accolto può ricostruire la propria identità». Regazzo ha poi concluso sottolineando come «fare comunità è sapersi incontrare».

Bellezza sul lavoro è cura delle relazioni

Ha puntato l’attenzione sulla bellezza dei luoghi di lavoro l’Ad di Jointly, Francesca Rizzi che ha spiegato: «Un luogo di lavoro  non è solo produzione, ma comunità. La bellezza si traduce in cura: delle persone, delle relazioni,  delle opportunità. Non è un lusso per pochi, ma una condizione abilitante per il buon lavoro».  E per questo più che architetti, «serve una visione, una cura delle relazioni».

«Che cosa è la bellezza?». È questa per Franco Mussida una domanda cardine che lo porta a dirsi felice di collaborare con Progetto Arca «persone che amano le persone» così ha definito la fondazione Mussida.
Il musicista che, da oltre trent’anni, attraverso il Cpm Music Institute lavora con il disagio sociale ha realizzato due audioteche nelle strutture di Progetto Arca a Milano: la prima al centro di via Fantoli e la seconda a Casa Jannacci . «La musica è uno strumento che io vedo vivo nella “cazzimma” di Alice e nell’attenzione di Tina. Aiuta le persone a riconoscere la propria anima, spesso nascosta e schiacciata dalla vita. È qualcosa che permette di ritrovare la propria libertà emotiva e che aiuta a riconoscere la bellezza, ma che sia riempita di contenuti». 

Le audioteche e il mondo delle relazioni

Il compito degli artisti per Mussida è quello di «svelare, togliere gli elementi che non ci permettono di vedere la bellezza». Il mondo dei suoni, la musica, permette di fare questo e le audioteche realizzate nei centri di accoglienza delle fragilità (una è attiva anche nella comunità di San Patrignano), sono proprio i luoghi in cui fare silenzio e fermarsi

«La nostra vita non è solo pensiero logico, c’è tutto un mondo di relazioni e in queste si possono trovare insieme gli elementi educativi. C’è un lavoro da fare per comprendere la parola bellezza nel suo prendere senso e permetterci di vedere l’universo», ha concluso Mussida

In apertura l’intervento di Franco Mussida – Foto Meeting Rimini 2025

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