Mondo
Nasce il 54° Stato africano
L'indipendenza del Sud Sudan è ufficiale. Monsignor Mazzolari racconta delle speranze
di Redazione

Il giorno tanto atteso dagli abitanti del Sud Sudan: l’indipendenza del nuovo stato, il 54esimo africano, è ufficialmente riconosciuta (leggi il Blog Africana di Giulio Albanese)
«Il Sud Sudan è orgoglioso di essere una nuova nazione ed è pronto conquistare la propria identità nel mondo» dice monsignor Cesare Mazzolari, vescovo della diocesi di Rumbek in Sud Sudan e da 30 anni in missione nella Nigrizia di San Daniele Comboni. Monsignor Mazzolari parla di una «marcia serena» verso la dichiarazione che il 9 luglio a Juba ufficializzerà l’indipendenza del Sud Sudan.
Malgrado gli attacchi dell’ultimo mese abbiano causato vittime tra i civili e centinaia di migliaia di sfollati lasciati senza cibo né assistenza adeguata nelle regioni del Sud Kordofan, del Darfur e dell’Abyei, il popolo sud sudanese cerca di guardare con speranza al futuro. «Ci saranno celebrazioni per l’indipendenza a Juba e in tanti altri Paesi del mondo, che invieranno segni di solidarietà e di benvenuto alla nascente nazione – spiega monsignor Mazzolari -. Ma avremo bisogno del supporto internazionale anche e soprattutto negli anni a venire, per diventare a tutti gli effetti membri della comunità globale».
Il vescovo di Rumbek evidenzia il ruolo che la Chiesa ha svolto negli anni in una terra sofferente. «La Chiesa ha perseverato nella preghiera e nella diffusione della fede in Dio, incoraggiando l’impegno verso la riconciliazione in una regione sanguinante per i conflitti, le divisioni e gli attriti tribali – osserva -. La voce e la testimonianza della Chiesa è chiara e lungimirante, e dopo molti anni di sofferenza, il Signore si sta manifestando grazie al seme della fede cristiana che sta crescendo in Sud Sudan». E aggiunge: «Il Sudan ha bisogno di arrendersi ad un Dio che ama il popolo sudanese, mentre la Chiesa universale deve guidare le iniziative di solidarietà verso il Sud Sudan perché il popolo possa sentirsi parte della famiglia globale attraverso segni di condivisione».
Di come il Vangelo abbia portato nuova vita in Sud Sudan è testimone Marko Tong Dihany, 33 anni di origini dinka, che nei giorni scorsi è stato ordinato diacono nella diocesi di Rumbek dopo un’infanzia trascorsa come governante di bestiame senza opportunità di frequentare la scuola.
Le celebrazioni ufficiali per l’indipendenza si apriranno sabato 9 luglio alle ore 10 a Juba al mausoleo di John Garang, politico e guida dell’esercito sudanese di liberazione popolare (Spla) nella seconda guerra civile (1983-2005).
Oltre al presidente del Sud Sudan, Salva Kiir Mayardit, da Khartoum giungerà alla cerimonia anche Omar El-Bashir, attuale presidente della repubblica del Sudan. Un segnale questo della volontà di dialogo e cooperazione tra Sudan e Sud Sudan.
Come benedizione nei confronti della nazione nascente, prima della proclamazione d’indipendenza rappresentanze cristiane e musulmane si raccoglieranno per un momento di preghiera condiviso.
Alla firma della costituzione della repubblica del Sud Sudan da parte del presidente Salva Kiir, seguiranno gli interventi delle delegazioni internazionali. Tra gli altri la Lega Araba, esponenti del governo cinese, rappresentanti dell’Unione Europea e degli Stati Uniti, la presidenza dell’Unione Africana e il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki Moon.
Il giorno successivo, domenica 10 luglio, una prima calcistica assoluta saluterà la nuova nazione africana.
Al Juba Football Stadium la nazionale di calcio del Sud Sudan affronterà la squadra del Kenya. Mentre lunedì 11 luglio toccherà al basket portare alto il nome del 54° Stato africano, in un sfida contro l’Uganda al Juba Basketball Complex.
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