Mondo

Nel campo profughi di Gori

Il nostro inviato tra le tende dove poco alla volta sono stati portati tutti gli sfollati

di Redazione

di Maurizio Pagliassotti

Una distesa di igloo di nylon color blu e bianco a Gori. È il grande campo profughi ai confini con il territorio liberato dai russi dove il leader georgiano Saakasvili sta poco alla volta dirottando gran parte dei profughi disseminati per il paese. L’obiettivo è liberare scuole ed edifici pubblici diventati rifugi di fortuna dopo al geurra delle settimenae scorse. È in corso uno scontro di interessi sulla pelle di circa 20mila persone, spostate come pacchi da una parte all’altra del paese. È terribile da constatare ma il loro futuro appare legato sempre più all’interesse dei media internazionali. Maggiore sarà il calo di attenzione più le loro condizioni peggioreranno. Nel campo si affollano fotografi e televisioni ma alcuni funzionari Unhcr sostengono che “all’inizio è sempre così”, ma appena la tensione scende tutti scompaiono e noi rimaniamo qua da soli agestire situazioni estreme. Paradossalmente c’è da sperare che le polemiche politiche tra Russia e occidente continuinio.”
D’altronde la Georgia ha già dato in passato prova di scarsa sensibilità verso i suoi profughi. Nel paese esistono tuttara circa 200mila sfolltati post 1991 che vivono accampati in edifici le cui condizioni strutturali sono semplicemente spaventose. Ricevono come sussidio circa trenta euro al mese. La situazione di queste persone è così grave che alcune milgiaia tra costoro tentano di dichiararsi profughi della guerra appena conclusa. Ai loro occhi la tendopoli di Gori è un gran lusso rispetto alla situazione in cui sopravvivono da anni.
Intanto nella piccolo cittadina distante pochi chilometri dall’Ossetia del sud, continuano a giungere profughi da tutto il paese: dalle scuole di Gori, dove ormai la distribuzione di aiuti è finita e ancora dai villaggi che rientrano nelle cosiddette zone buffer, ovvero parti di Georgia sotto occupazione russa. Da notare che nonostante la fine delle distriubuzioni di materiali più o meno imposta dal governo, molte associazioni continuano a girare per le scuole dando materiale. Sono in corso casi di occupazione di ex ospedali militari o locali dismessi da parte di profughi che temono di dover passare il rigido inverno georgiano dentro una tenda malamente riscaldata.

Il presidente Saakashvili promette che la soluzione di Gori sarà temporanea. Il suo piano prevede che in breve tempo vengano costruiti miglaia prefabbricati e grandi edifici malmessi dell’era sovietica siano ristrutturati. Il tutto in pochi mesi al fine di dare poi ai profughi un rifugio sicuro.

Ma i dubbi su questi piani non mancano. Si tratta di uno sforzo finanziario immane, intorno al miliardo di euro.

Comunque sia è evidente che i profughi del conflitto in questo momento sono pedine da giocare sulla scacchiera politico mediatica. E se non fosse per l’apporto dei volontari la loro situazione sarebbe invivibile.

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