Non profit
Nell’Oltrepò siamo un esempio per tuttiLa certezza di Saverio Romano: «L’agricoltura moderna passa da qui»
L'azienda agricola di Fausto Andi
di Redazione

Confetture, succhi di frutta e mostarde dell’Oltrepò pavese sugli scaffali di Eataly. Ma non si tratta di prodotti di un’azienda qualsiasi: sono il frutto del lavoro del laboratorio “Fuori dalla mischia” dell’azienda agricola di Fausto Andi a Stradella, tutti realizzati dalle 11 persone disabili che vi lavorano. Il riconoscimento da parte del marchio che raccoglie il meglio dell’enogastronomia italiana è arrivato a premiare un lavoro incominciato sette anni fa. «È nato per un’esigenza aziendale», spiega Elisabetta Scabrosetti, moglie del titolare ed educatrice, «avevamo bisogno di un laboratorio di trasformazione che potesse lavorare anche per piccoli quantitativi di prodotto».
Quella di Fausto Andi, infatti è un’azienda a conduzione familiare. Dall’inizio seguono i dettagli dell’agricoltura biodinamica, la chimica è bandita dalle coltivazioni e sullo sfondo c’è la filosofia steineriana. «Così è nato quello che per noi è un laboratorio di cittadinanza sociale attiva. È una proposta di solidarietà basata sulla capacità di lavorare insieme, nel rispetto di tutti gli individui e delle loro diversità. Per chi ci lavora è un contesto chiuso ma allo stesso tempo aperto, che permette loro di stare in gruppo ma anche di stare in tranquilla solitudine quando ne hanno voglia», dice Elisabetta, che segue da vicino il lavoro dei disabili impegnati in “Fuori dalla mischia”, cinque donne e sei uomini che si alternano ai turni del mattino e del pomeriggio. «Hanno dai 30 ai 50 anni e diversi tipi di disabilità, da patologie mentali alla Sindrome di down. Sono persone che faticherebbero ad essere inserite in normali contesti lavorativi, per seguirli lavoriamo a stretto contatto con i servizi sociali che ci mettono a disposizione due educatori, ma non riceviamo nessuna sovvenzione pubblica», spiega la Scabrosetti.
La piccola azienda di Stradella ha fatto rete con le altre piccole realtà della zona, con il sostegno della Coldiretti locale, e al laboratorio arrivano frutta e verdura anche da altre fattorie. «Tutte realtà che da sole non sarebbero state in grado di trasformare i loro prodotti», ricordano i titolari. «All’inizio abbiamo fatto un investimento di 50mila euro, ma li abbiamo abbondantemente recuperati». Nel frattempo, i signori Andi seguono l’attività principale: dalle loro viti sulle colline ottengono circa 5mila bottiglie di vino rosso all’anno. E nei fine settimana gestiscono anche l’agriturismo, con il ristorante ricavato in un antico mulino. L’ultimo progetto ora è un orto sociale: «Avremo anche stage aperti per i ragazzi delle scuole a indirizzo agrario e alimentare».
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