Famiglia
Nescafé Street aiuta i bimbi di Haiti insieme ai writers
Un progetto di murales terapeutici
di Redazione
La mitica ‘Red Mug Nescafe”, icona del pop-marketing in tutto il mondo, diventa la tela di un writer milanese per sostenere le scuole, l’ospedale e l’orfanotrofio di una delle zone piu’ povere del Pianeta, Haiti. Oltre trenta vip della tv e dello sport hanno deciso di aderire a Nescafe’ Street Art Project, autografando le Red Mug personalizzate dall’artista di strada Tv Boy, i cui graffiti sono diventati delle vere e proprie opere d’arte a livello internazionale. Il tutto per un’asta benefica che vede i vip insieme ai graffitari di Milano per sostenere le scuole di strada, l’ospedale e l’orfanotrofio di una delle zone piu’ povere del pianeta, ovvero Port au Prince, la capitale haitiana. Garantire a piu’ di 700 bambini dell’inferno-Haiti la possibilita’ di andare a scuola e di ottenere assistenza medica per un anno.
E’ questo l’obiettivo del Nescafe’ Street Art Project, un’iniziativa sperimentale che ha coinvolto la Fondazione Francesca Rava-Nph Onlus, che da anni opera sull’isola in sostegno ai bambini, e alcuni dei piu’ quotati writers italiani Ivan, Nais e Jacopo, che e’ iniziata direttamente sull’isola caraibica. Per la prima volta infatti i murales sono diventati oggetto e soggetto pedagogico per i bambini delle scuole delle baraccopoli di Port au Prince, ovvero un modo per studiare e giocare in maniera creativa. “Murales terapeutici e pedagogici come qualsiasi altra forma d’arte – sostengono gli organizzatori – Ma soprattutto lavori per sensibilizzare il nostro Mondo sulla situazione disastrosa in cui versa ormai da anni Haiti, dove 1 bambino su 3 muore prima dei 5 anni e tutti i giorni 300 mila bambini ‘sopravvivono’ in condizioni di schiavitu’, senza speranza o prospettiva per il futuro. Una zona in cui la poverta’, il caos e la guerriglia urbana delle baraccopoli provoca massacri soprattutto tra i soggetti piu’ deboli, bambini, ragazzi, donne e anziani. Ecco perche’ e’ fondamentale agire subito con una raccolta fondi ma soprattutto con la sensibilizzazione sul problema”.
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