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Nigeria: attacchi miliziani, la Chevron chiude piattaforma
Gli attacchi, una risposta all'arresto di Mujahid Dokubo-Asari, storico guerrigliero in lotta controlo sfruttamento petrolifero "iniquo" nel Delta del Niger
di Redazione
Un’altra piattaforma petrolifera della compagnia americana ‘Chevron’ nel delta del Niger, la ‘Robertkiri’, e’ stata chiusa all’indomani dell’assalto di circa 120 miliziani nigeriani armati fino ai denti contro una struttura vicina, sempre appartenente alla ‘Chevron’. E’ stata una portavoce della multinazionale ad annunciarlo, precisando che l’impatto totale della crisi in corso lungo la costa della Nigeria, in termini di mancata produzione, e’ cosi’ aumentato fino a raggiungere i 28.400 barili il giorno.
La portavoce ha puntualizzato pero’ che si e’ trattato di una “misura precauzionale”, per prevenire nuovi assalti da parte dei ribelli separatisti delle Forze Volontarie del Popolo del Delta del Niger, o Ndpvf, i quali dopo essersi impadroniti brevemente della piattaforma ‘Idama’, e averne imposto il blocco, a bordo delle loro lance a motore erano partiti alla volta degli impianti adiacenti, minacciando di compiervi ulteriori scorribande. Anzi, i guerriglieri in giornata hanno lanciato alle societa’ occidentali operanti nella zona quello che essi stessi hanno definito un “avvertimento finale”: le hanno ammonite che, se non sgombereranno il delta entro due giorni, invece della mera occupazione delle piattaforme, e degli attentati agli oleodotti in altre zone del Paese, dovranno fronteggiarne gli attacchi armati, questa volta mirati a uccidere.
In effetti ieri, nel prendere il controllo della ‘Idama’, gli assalitori avevano si’ immobilizzato e disarmato le sei guardie presenti, ma le avevano poi lasciare andare senza colpo ferire. “Non e’ mai stata occupata, in realta’”, ha spiegato la stessa portavoce della ‘Chevron’. “E’ arrivato un gruppo di individui che hanno intimato di chiuderla, e noi cosi’ abbiamo fatto. Poi chiunque vi si trovava se ne e’ allontanato”, ha aggiunto semore la portavoce, che ha tuttavia ammesso di ignorare in quali condizioni si trovi attualmente la ‘Idama’.
La rabbia dei secessionisti, orginari di un’area ricchissima di giacimenti di idrocarburi (in uno Stato membro dell’Opec che e’ l’ottavo maggiore produttore mondiale di greggio), e’ stata scatenata dall’arresto del loro leader, Mujahid Dokubo-Asari, catturato tre giorni fa a Port Harcourt e incriminato ieri per alto tradimento e costituzione di banda armata dalla Corte Superiore di Abuya, capitale nigeriana; il leader indipendentista, il quale dal canto proprio sostiene di essersi consegnato spontaneamente, rischia la condanna all’ergastolo, in teoria addirittura a morte.
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