Non profit
Nigeria e Repubblica del Congo: il gas naturale alimenta lo sviluppo
Le best practice di Eni in Africa
di Redazione
La disponibilità energetica è un prerequisito per lo sviluppo, e la distribuzione diseguale del consumo energetico a livello globale rappresenta sia un ostacolo alla crescita, che una delle principali cause di diseguaglianza tra le nazioni. Fornire energia alle persone che attualmente non vi hanno accesso permette a Eni di perseguire indirettamente ma efficacemente gli obiettivi di sviluppo del millennio dell’Onu.
In Africa, dove Eni rappresenta il più grande produttore internazionale di idrocarburi, c’è un insostenibile paradosso: i paesi dell’Africa Subsahariana, come Nigeria e Repubblica del Congo, hanno a disposizione immense risorse energetiche, ma la popolazione non ha acceso all’energia. Il 50% delle persone in Nigeria e il 63% in Congo non hanno accesso all’energia elettrica. Questa situazione è aggravata dal fatto che il gas associato alla produzione di petrolio è spesso bruciato in torcia a causa della mancanza di infrastrutture adeguate al suo recupero: questa pratica è conosciuta come gas flaring. Accade così che in un contesto di povertà energetica estrema una importante risorsa viene sprecata con effetti negativi sull’ambiente a livello locale e globale.
Primo modello: Kwale Okpai
Un modo intelligente per ridurre il gas flaring, consiste nell’utilizzo del gas naturale per le centrali elettriche, così da diminuire le emissioni di gas a effetto serra e aumentare l’energia disponibile alle comunità locali. Nel 2005 Eni ha costruito una centrale elettrica a Kwale Okpai, in Nigeria che costituisce il 20% della capacità di generazione elettrica installata in Nigeria.
L’impianto fornisce energia alla Power Holding Company della Nigeria, che la distribuisce agli utenti finali. È stato il secondo progetto al mondo a usare gas altrimenti destinato a flaring e il primo in Africa a essere registrato come Clean development mechanism del Protocollo di Kyoto.
L’impianto di Okpai utilizza una tecnologia a ciclo combinato per ridurre le emissioni. La sostenibilità dell’elettricità e la produzione del vapore sono garantiti dalla combinazione di gas naturale e dalla cogenerazione della tecnologia a ciclo combinato, l’ultima tecnologia della generazione dell’energia termica. Questo tipo di tecnologia e di combustibile permettono una maggiore efficienza negli impianti a combustione fossile.
Per rendere più efficace il contributo all’accesso energetico, Eni ha firmato un accordo di intesa con le comunità locali coinvolte dalle attività dell’azienda per la distribuzione dell’elettrictà a oltre 50 comunità.
Secondo modello: Djeno
Basandosi sull’esperienza fatta in Nigeria, nel 2007 Eni ha firmato un accordo di cooperazione con la Repubblica del Congo. L’accordo prevede la costruzione di centrali elettriche che usano gas associato. Come parte dell’accordo è stato avviato un progetto integrato per lo sfruttamento del gas associato nel campo petrolifero di M’Boundi.
Il gas è raccolto e trasmesso attraverso una conduttura di 55 chilometri fino a Djeno dove è utilizzato per rifornire due centrali: la Centrale Elettrica di Djeno che ha un output di 50 MegaWatt, e la Nuova Centrale Elettrica del Congo, con un output di energia di 300 Megawatt di cui è stato pianificato per un ulteriore incremento di potenza sino a 450 Megawatt. L’80% della Centrale Elettrica del Congo è controllato dalla Repubblica del Congo e il 20% da Eni. L’impianto è gestito con il supporto di tecnici Eni: inoltre è stato avviato un programma di training che offre ai tecnici congolesi la possibilità di lavorare in Italia per due anni per acquisire le competenze necessarie a gestire il progetto in maniera indipendente. L’elettricità prodotta è distribuita all’area di Pointe Noire e fornisce energia a circa 700 mila persone. Le due centrali elettriche al momento costituiscono il 60% della capacità di generazione elettrica installata del paese. Mentre mediamente in Congo il consumo energetico a persona si aggira intorno ai 137 chilowatt all’anno, nella zona di Pointe-Noire ha raggiunto i 350 chilowatt nel 2009 e i 462 chilowatt nel 2010.
Questi progetti permetteranno ad Eni di ridurre a zero le emissioni del gas flaring in Congo entro la fine del 2012.
Sulla base delle positive esperienze in Nigeria e in Congo, Eni ha definito degli accordi con altri paesi come
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