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Nigeria: rapiti tre tecnici italiani in attacco a impianto Agip

La notizia è stata confermata dalla Farnesina

di Redazione

Un’ora fa il ministero degli Esteri italiano ha confermato che tre tecnici dell’Agip di nazionalità italiana sono stati rapiti da un gruppo di uomini armati. La notizia del nuovo attacco in un impianto dell’Agip in Nigeria era stata data da fonti della polizia locale, che avevano spiegato che all’alba di questa mattina un gruppo di armati a bordo di sette imbarcazioni aveva assalito la stazione di pompaggio, prendendo in ostaggio tre lavoratori stranieri.

Insieme ai tre tecnici italiani il commando che ha attaccato oggi la stazione di pompaggio dell’Agip di Brass avrebbero preso in ostaggio anche un altro straniero, forse due. Lo riporta il sito della Bbc citando il capo della polizia della provincia di Bayelsa, Hafiz Ringim. ”Gli assalitori sono arrivati a bordo di sette imbarcazioni ed indossavano mimetiche – ha detto – hanno dato alle fiamme alcuni veicoli ed ucciso una persona”. Le forze armate nigeriane che sono schierate a difesa degli impianti nel delta del Niger infatti hanno cercato di proteggere l’impianto, e sono riusciti a bloccare il commando che voleva entrare nell’impianto aprendo uno scontro a fuoco. A questo punto, gli armati avrebbero ripiegato verso le abitazioni dove vivono i dipendenti – era ancora l’alba – ed hanno rapito i tecnici.

L’attacco di oggi arriva a due settimane dal sequestro, avvenuto il 22 novembre scorso, di sette tecnici a bordo della nave Fpso Mystras, gestita congiuntamente dalle societa’ Sbm e Saipem, ancorata sul giacimento di Okono, al largo di Port Harcourt. Nel blitz sferrato dalle forze governative nigeriane per liberare gli ostaggi e’ rimasto ucciso un dipendente britannico dell’Eni, mentre un italiano, Pietro Caputo, e’ rimasto leggermente ferito. Nel conflitto a fuoco rimasero uccisi anche un soldato nigeriano e due rapitori.

I rapimenti di lavoratori stranieri delle societa’ petrolifere sono ormai all’ordine del giorno nella regione nigeriana del Delta del Niger, dove le multinazionali gestiscono gli impianti di estrazione del greggio. Nella maggior parte dei casi, operai e tecnici occidentali ma anche asiatici, sono vittime di sequestro in imboscate, assalti compiuti per via mare, con gommoni, o in strada mentre si spostano per andare al lavoro. Dal 2004 il piu’ importante gruppo armato della regione e’ la ‘Forza volontaria popolare del Delta del Niger’ (Ndpfv), guidata da Moujahid Dokubo Asari, che nel novembre del 2005 e’ stato arrestato con l’accusa di ”alto tradimento”. Nel panorama delle milizie e’ quindi comparso, all’inizio di quest’anno, il sedicente ‘Movimento per l’emancipazione del Delta del Niger’ (Mend) che pretende la redistribuzione delle ricchezze derivanti dallo sfruttamento delle risorse petrolifere, e una piu’ equa compensazione per le comunita’ locali Ijaw, facendo valere gli accordi sottoscritti con le multinazionali sul fronte dell’impatto ambientale. Da gennaio e’ inoltre sorto un secondo gruppo ribelle della ‘Brigata dei Martiri’ che nei mesi scorsi ha annunciato la sua fusione con il ‘Mend’. I frequenti attacchi agli impianti petroliferi del Delta, appartenenti a diverse multinazionali del petrolio come ‘Shell’, ‘Chevron’ e ‘Agip’, si sono intensificati negli ultimi mesi.

Le tensioni dovute ai problemi sociali e ai danni ambientali causati dallo sfruttamento petrolifero hanno dato vita ad un conflitto molto complesso, nel quale sono coinvolti sia milizie ribelli che gang di semplici delinquenti, dedite al contrabbando dell’oro nero e che combattono tra loro per il controllo del territorio. Decine di stranieri sono stati sequestrati nel Delta dall’inizio dell’anno. Circa 60 agenti delle forze di sicurezza nigeria ne hanno perso la vita negli assalti dei guerriglieri e nelle operazioni per la liberazione degli ostaggi. Generalmente i lavoratori sequestrati vengono rilasciati, illesi e in buona salute, nel giro di pochi giorni, al termine di negoziati a cui prendono parte anche le autorita’ locali. La nuova recrudescenza nel conflitto tra ribelli e forze governative ha costretto le compagnie petrolifere a sospendere in piu’ occasioni le operazioni, facendo calare la produzione petrolifera nigeriana del 20%.

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