Non profit
Non dimentichiamolo, siamo nati per mettere al centro la persona
Parla Diego Schelfi
di Redazione
Èil volto della cooperazione trentina. Leader carismatico prima che presidente. Diego Schelfi, 60 anni, al suo terzo mandato ha avviato un percorso di riforma del patto associativo, per rilanciare la Federazione e farla trovare pronta alle sfide dei prossimi anni.
Quali sono i contenuti più importanti di questa riforma?
C’è la necessità di fare più sistema. Per questo abbiamo lavorato sulle regole che caratterizzano il nostro movimento. I punti salienti sono la formazione e la centralità del socio. Sulla formazione lasciamo libere le cooperative, ma i consigli di amministrazioni sono tenuti ad elaborare un piano e comunicarlo. Poi la Federazione sorveglierà. Quanto ai soci, vanno rimessi al centro. Devono essere protagonisti. Il socio non è un cliente. Deve sentirsi coinvolto e responsabile. La cooperazione è un progetto che ha la persona al centro. È quindi un’alternativa concreta positiva alla deriva individualista. Non possiamo rinunciare a questo nostro ruolo.
Avete anche cambiato nome. Non più Federazione delle cooperative, ma della cooperazione trentina. Come mai?
Abbiamo caratteristiche francamente uniche. Siamo un esempio di unità, senza associazioni di categoria né di settori. Qui abbiamo anticipato i percorsi di unità che sono appena iniziati a livello nazionale. E poi abbiamo alle spalle una storia lunghisisma. Sono tutti motivi che ci hanno portato a sentire una responsabilità più ampia e quindi ad andare oltre le cooperative intese come forme giuridiche per allargarci a tutte le esperienze nate da un’idea di cooperazione. Per questo sono entrate in Federazione sigle del volontariato organizzato o imprese sociali. Volevamo dare il messaggio che la cooperazione è uno strumento per la crescita della comunità.
C’è un problema generazionale nella cooperazione?
Certamente è un problema a cui guardare con la massima attenzione. La cooperazione è sempre un rapporto tra diversità. E quindi se viene a mancare la diversità generazionale si appiattisce e si impoverisce. Per evitare questo ripiegamento diventa importante fare enfasi sulle esperienze innovative. Nella Federazione ci sono già 300 cooperative che stanno fuori dai grandi settori. Sono quasi tutte nate come espressioni di una sensibilità giovanile.
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