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Non è l’oro che vale di più, è la moneta che vale sempre meno

di Redazione

A gennaio 2000 l’oro valeva 300 dollari l’oncia mentre il Dow Jones 11.750, oggi l’oro quota 1.220 mentre il DJ è a 9.900. Chi ha comprato la “moneta barbara” in dieci anni ha avuto un ritorno del 315%, chi ha comprato azioni in media ha perso il 16%. Pochissimi ne hanno approfittato, la maggioranza ha preferito seguire i pifferai e si è fatta massacrare con le Borse o peggio con i fondi di investimento. Quanta perdita di ricchezza hanno lasciato sul campo gli sprovveduti! In una Europa asfittica e sempre più vecchia, stanca, immobile ed in preda alla depressione economica, gli immensi stanziamenti servono solo al salvataggio di banche e Stati mentre la ricchezza si concentra nelle solite tasche in maniera sempre più veloce. Chi fallisce viene salvato, chi lavora e prospera viene massacrato dalla burocrazia e dalle tasse.
Finché le cose staranno così l’oro, nel silenzio più assoluto, rimane sicuramente l’investimento migliore per preservare la ricchezza nel tempo. Ma l’investitore in oro, pur vedendo aumentare il proprio investimento, è tuttavia preoccupato perché la svalutazione del denaro è indice di qualcosa che non va: non sta salendo il prezzo del metallo prezioso, è la moneta che sta perdendo valore. Un’oncia d’oro non vale 1.250 dollari. È il dollaro che vale 1/1250esimo di oncia, mentre a gennaio 2000 ne valeva 1/300esimo. Ora abbiamo capito perché i nostri soldi valgono sempre di meno anche se ci dicono che l’indice dei prezzi al consumo è salito “solo” del 2% l’anno. Dal 1914 il dollaro ha perduto il 96% del suo potere di acquisto mentre oggi il debito Usa ha superato i 13mila miliardi di dollari.
I problemi dei debiti degli Stati sovrani stanno minando il sistema monetario attuale e le conseguenti preoccupazioni fanno aumentare le attrattive di investimento nell’oro come unica prospettiva per mantenere il potere d’acquisto. Sono sempre di più i suoi compratori perché hanno capito cosa sta succedendo all’euro e alle finanze europee. Anche le banche centrali hanno smesso di venderlo, anzi i russi ed i cinesi stanno requisendo tutta la produzione locale e sono attivissimi compratori sui mercati. L’obiezione al suo acquisto è sempre la solita: non genera reddito. Sì, è vero, ma anche la terra non paga dividendi.

MA LA CRISI NON ERA FINITA?
Da una indagine della Camera di commercio di Monza e Brianza, da gennaio ad aprile hanno cessato l’attività 177.556 imprese.

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