Non profit

Non profit e aziende parlano la stessa lingua

Accenture giudica il Sodalitas Social Innovation

di Redazione

Attraverso quali canali e quali strumenti le realtà del terzo settore si approcciano al profit? Quali sono le criticità che, spesso, non consentono l’avvio di partnership e rapporti di collaborazione proficui?
Sono le domande che si è posta Fondazione Sodalitas nel progettare l’iniziativa Sodalitas Social Innovation, la piattaforma di autovalutazione messa a disposizione delle associazioni per rendere più agile il rapporto con le aziende. L’idea è stata presentata con un convegno a Milano il 19 aprile.
Ma è uno strumento che funziona davvero? L’abbiamo chiesto a Rodolfo Landini, direttore Servizi Centrali e Human Capital & Diversity Lead di Accenture, azienda di consulenza direzionale, servizi tecnologici e outsourcing che conta circa 215mila professionisti e clienti in oltre 120 Paesi, presente in Italia con 9.500 addetti. Landini è un veterano di questo tipo di collaborazioni e non ha dubbi: «Lo strumento viene incontro alle esigenze di entrambi i soggetti coinvolti».
Sodalitas Social Innovation di fatto è una semplice scheda attraverso la quale le onlus si presentano compilando una griglia di domande che rendono più immediata ed efficace la comunicazione dei loro progetti. Spiega Landini: «Tutte le grandi aziende hanno la necessità di avere interlocutori con un’offerta chiara dei servizi che vogliono e possono erogare. In modo che si creino facilmente e spontaneamente partnership con obiettivi comuni. Quello che invece riscontriamo normalmente è una certa carenza sulla chiarezza, non tanto della mission su cui sono impegnate le non profit, ma piuttosto su come poi intendano agire sul mercato per realizzarla». Ma non solo. Secondo il direttore «spesso non si capisce neanche come vengano misurati i risultati delle iniziative svolte». Per questo Sodalitas Social Innovation è importante. «Penso che questa proposta», sottolinea Landini, «si possa concretizzare grazie all’attività di un connettore, come Fondazione Sodalitas, che divulghi presso il non profit le strategie, in termini di responsabilità sociale, che il privato intende promuovere». Si può fare meglio di così? Landini ne è certo. «Già questo strumento offre un’opportunità in più. Se dovessi dare un consiglio, direi di semplificare ulteriormente. Lavorerei per rendere tutto ancor più immediato». Come? «Limiterei il campo a due temi: mission e misurazione dell’efficacia del social case: in questo modo la connessione fra i due mondi diventerebbe davvero immediata», conclude Landini.

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