Dalla Tanzania, ultima tappa del suo tour africano, ieri, Barack Obama ha continuato a parlare, come in Sudafrica, di aiuti economici per l’Africa, sorprendendo addirittura i suoi detrattori. Ad esempio, nell’ambito del piano “Power Africa”, ha proposto di usare palloni brevettati ad Harvard, capaci di accumulare energia durante le partite di calcio, per caricare cellulari o accendere lampadine. E come se non bastasse, Obama ha anche illustrato un piano di intervento di 10 milioni di dollari per aiutare la lotta al contrabbando di specie protette in tutto il continente africano. In gioco, secondo lui, non c’è solo la salvezza di elefanti e rinoceronti , ma la lotta al mercato nero, al riciclaggio di denaro sporco e la difesa del turismo. Francamente, di fronte a questo pacchetto di proposte, chissà quale sarebbe il commento dell’anziano leader sudafricano Nelson Mandela, le cui condizioni sono critiche, ma stazionarie. Qualche editorialista sudafricano ha ipotizzato che Mandela, col suo solito garbo, avrebbe sorriso chiedendo però spiegazioni al numero uno della Casa Bianca in merito all’accaparramento indiscriminato dei terreni, il cosiddetto “land grabbing” da parte delle multinazionali. Un tema, questo, fondamentale nella lotta contro la povertà., di cui Obama si è ben guardato di parlare.
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