Mondo
Obama, pace con l’Islam
Il presidente degli Stati Uniti inizia oggi il suo viaggio nei Paesi islamici. È l’inizio di una fase nuova di rapporto, segnata dal dialogo. Con una filosofia di fondo: «La democrazia si incoraggia, non si impone»
di Redazione

Il mondo dei media segue con grande attenzione il primo viaggio in Medio Oriente del presidente degli Stati Uniti. Si attendono le sue mosse, le sue parole (anticipate in un’intervista alla BBC). Editoriali, commenti, analisi sui giornali di oggi.
- Oggi la rassegna stampa si occupa anche di:
- EXPO
- SICUREZZA
- AIRBUS
- LAVORO
- OCCUPAZIONE FEMMINILE
- STATI UNITI
- FISCO
- ECONOMIA
- CINA
- INTEGRAZIONE
- BERLUSCONEIDE
Sul CORRIERE DELLA SERA Obama campeggia il prima pagina nella vignetta di Giannelli. Il presidente dice: «La democrazia si incoraggia non si impone». La risposta delòmilitare: «Signorsì, in Afghanistan faremo subito bombardamenti di incoraggiamento». I servizi a pag 2 e 3. Questo l’incipit del pezzo di cronaca a firma di Guido Olimpio: «Barack Obama cerca un nuovo inizio con i paesi musulmani. Una politica che eviti quelli che lui definisce i malintesi, aiuti a diffondere i principi di democrazia, con gli Stati uniti a fare da modello ma senza imporre i propri valori». Sulla Terrasanta: «La soluzione dei due Stati è nell’interesse di tutti, Israele compreso. Vogliamo rimettere il negoziato sui binari». L’Iran: «Credo che abbia legittime preoccupazioni in campo energetico e legittime aspirazioni». Il CORRIERE intervista Sandy Berger ex consigliere per la Sicurezza nazionale: “«Ma l’apertura agli arabi non deve spaventare Israele» E ancora: «Saremo fari, non poliziotti». Il commento è affidato a Paolo Lepri: Nell’intervista a Obama della Bbc che ha anticipato il discorso di domani al Cairo «si sono udite parole nuove…Oggi la forza degli Usa deriva dal rappresentare un modello per il mondo…Obama non crede che realizzare un regime change voglia dire costruire automaticamente la democrazia e non pensa che l’impegno per promuovere la libertà sia tutt’uno con la lotta al terrorismo internazionale».
“Obama: ecco cosa dirò per la pace con l’Islam”: foto notizia in prima per LA REPUBBLICA che apre con il 2 giugno (“Napolitano: politica fuori tono Berlusconi-show alla parata”). Riferisce a pagina 2 Alberto Flores D’Arcais: oggi il presidente statunitense arriva a Riad per «un viaggio della speranza e del dialogo con il mondo islamico». In molte interviste Obama ha spiegato che intende puntare a migliorare le relazioni, ma la risposta non si fa attendere: in un comunicato di Al Qaeda firmato da Al Zawahiri, si legge che «Obama è un criminale e i suoi messaggi ai musulmani sono già stati ricevuti attraverso una sanguinaria campagna contro i musulmano nello Swat». Nell’intervista della Bbc che LA REPUBBLICA traduce, Obama anticipa il discorso del Cairo in cui sottolinea la necessità del dialogo: «La popolazione musulmana negli Stati Uniti è più numerosa di quella presente in molti stati a maggioranza musulmana… quindi l’idea che l’America sia distaccata, lontana, e che lo scontro di civiltà sia inevitabile, è sbagliata… La questione dei diritti umani esiste in tutto il Medio Oriente, credo che nessuno possa metterlo in dubbio. Il messaggio che io spero di far arrivare è che democrazia, la legalità e il rispetto della legge, della libertà di parola, della libertà di religione nono sono semplicemente principi dell’Occidente, ma sono principi universali».
La pagina esteri del GIORNALE titola con una dichiarazione di Obama «Siamo uno dei due più grandi Paesi musulmani» per aprire i servizi sulla due-giorni del presidente degli Stati Uniti in Medio Oriente. E l’occhiello approfondisce “Il presidente Usa anticipa il senso dell’atteso discorso che pronuncerà domani al Cairo: I valori dell’occidente sono anche quelli dell’islam». Monito a Israele: Basta espandere le colonie. Minaccioso video di Zawahiri”. Queste parole Obama le ha dette in due interviste, ad una tv francese e alla Bbc, in cui gli si chiedevano anticoazioni sul suo viaggio in Medio Oriente. L’analisi dell’evento è a cura di Gian Micalessin che scrive «La principale incognita del viaggio di chiama Bibì Netanyahu. Senza una disponibilità israeliana a accettare negoziati basati sul concetto di due Stati e a bloccare le colonie sarà difficile convincere i Paesi arabi a riaprire le trattative». Rolla Scolari intervista Saad Eddine Ibrahim attivista democratico egiziano e oppositore di Mubarak che a proposito dell’incontro al Cairo dice «La prima visita di Obama inun Paese islamico avrebbe dovuto essere in una nazione democratica: Turchia o Indonesia. E il presidente fortunatamente ha parlato ad Ankara a gennaio. Per il Cairo, comunque, sono contento perché non penso che l’obiettivo principale sia quello di parlare al mondo musulmano, ma d’affrontare la questione israelo-palestinese». Fiamma Nirestein commenta ” Troppe concessioni dalla Casa Bianca” scrivendo « Dovrebbe andarci piano, dar segno di capire che la posta in gioco non è la sua popolarità. Invece Obama sembra incamminarsi sulla via del Cairo innamorato della sua stessa bontà, delle sue parole innovatrici, a tutto gas prima di avere guardato negli occhi il mondo cui spesso la cortesia appare debolezza». E ancora «nel suo viaggio c’è già una pecca d’origine: la scelta di affrontare il medio oriente senza una tappa in Israele».
“Se Obama va a Maometto” è il titolo dell’editoriale di Lucia Annunziata su LA STAMPA sulla visita di Barak Obama a Il Cairo. «I migliori strateghi e politici hanno vinto guerre con il riconoscimento delle differenze altrui» si legge. Simbolico soprattutto il luogo dove parlerà il presidente Usa, l’Aula magna dell’Università. A seguirlo sarà «un’opinione pubblica musulmana che non ha mai guardato con tanto favore a un leader occidentale» scrive Annunziata «lo approva il 25 per cento degli egiziani (contro il 6 a favore di Bush). LA STAMPA affida le pagine sulla visita del presidente Usa in Egitto a Igor Man, che apre sottolineando che Obama «entra nel pianeta Africa», «entra nell’Africa (che è anche “sua”) per la porta immensa, tarlata e tuttavia forte: al Kahiran, semplicemente Cairo». Man racconta qual è l’ambiente culturale che attende Obama e spiega che il luogo scelto, la moschea e università di Azhar «faro di intelligenza» dell’Islam è una scelta importante «questo perché Azhar è la diga possente che comunque fermerà il magma brutale dell’integralismo. In al Azhar il Corano viene letto e meditato» «non manipolato, come avviene da parte degli apprendisti stregoni gonfi d’odio e di ignoranza», però «il Corano da solo non riuscirà a sconfiggere l’integralismo selvaggio se Mubarak non riuscirà a domare la corruzione» conclude Man. «Ma questo Obama lo sa».
“Obama condannato a «deludere» il mondo islamico” è il titolo dell’editoriale in prima pagina di AVVENIRE firmato da Fulvio Scaglione, secondo cui la grande aspettativa del mondo musulmano nei confronti di una svolta Usa è per Obama il pericolo maggiore: «le masse si aspettano una svolta radicale, che non verrà», dice. «Gli intellettuali e i religiosi chiedono, più saggiamente, che gli Usa collaborino perchè nei paesi islamici si apra una nuova epoca di crescita economica, sviluppo civile, rispetto dei diritti umani, dialogo tra istituzioni e cittadini. E anche qui il capo della Casa Bianca può fare poche promesse, perché la politica Usa è bloccata tra l’inevitabile sostegno a presidenti e sovrani filo-occidentali, ma corrotti e autoritari, e l’inguaribile timore che di una democrazia nascente possano approfittare soprattutto gli estremisti, come in Algeria negli anni 90 o come avrebbe potuto succedere nello stesso Egitto…». Il tema è poi ripreso a pag. 13 con i passaggi principali dell’intervista alla tv francese Canal Plus: «Se si tiene conto dei credenti americani, siamo una delle nazioni musulmane più grandi del mondo».
Piccolo richiamo in prima «Obama oggi a Ryad Gaza in agonia aspetta il “cambio di rotta”» per IL MANIFESTO che sceglie di guardare al viaggio di Obama da un punto di vista particolare: il valico di Karem Shalom, territorio dove si incontrano territori di Israele, Egitto e Striscia di Gaza. L’articolo è a piè di pagina esteri, dedicata invece alle dimissioni del ministro degli interni inglese per lo scandalo rimborsi. “Oggi Obama in Medio Oriente, mentre non si ferma l’agoni della Striscia” è il titolo dell’articolo che racconta come le merci passano il valico «solo se in giro non si vedono impiegati dei ministeri di Hamas e poliziotti. Israele mantiene rapporti solo con l’Anp di Abu Mazen e le procedure di Kerem Shalom vengono gestite da Ramallah (Cisgiordania). Ad avere il controllo del valico è sempre e solo Israele (….)». E si osserva «I prodotti in molti casi non sono quelli più necessari o richiesti dalla popolazione (…) Del cemento per la ricostruzione non c’è neanche l’ombra. Israele lo ha vietato insieme a molti altri prodotti e quel poco che passa per i tunnel sotterranei tra Rafah e l’Egitto non copre neanche il 2-3% della domanda (…) Hamas viene boicottato ma, quanto pare, la comunità internazionale di fatto isola anche l’Anp di Abu Mazen che ha ricevuto solo una frazione dei fondi promessi dagli sponsor occidentali (…)»
E inoltre sui giornali di oggi:
EXPO
LA REPUBBLICA – “Moratti recluta Prodi, l’ira di Romano «Disgustato dalle vostre liti sull’Expo». A seguito dell’annuncio di un comitato d’onore presieduto da Berlusconi e composto, fra gli altri, da Al Gore, Muhammad Yunus, D’Alema e Prodi, l’ex premier reagisce: «non capisco perché abbia voluto rendere nota una cosa vecchia… Io la mia adesione l’avevo data un anno fa perché non volevo veder vanificato il lavoro difficilissimo e incredibile che aveva portato, tutti uniti, a conquistare una vittoria molto importante…Certo tutto quello che è successo in questo anno mi ha disgustato. Ma ora, una volta assegnate le poltrone, spero si possa ripartire per non tradire lo splendido progetto».
SICUREZZA
LA REPUBBLICA – “Verona, aggredito il giudice anti-nazi”. Mario Giulio Schinaia, procuratore della Repubblica, è stato aggredito a bottigliate lunedì sera da un gruppo di persone, presumibilmente di estrema destra. Il magistrato si occupa dei recenti pestaggi avvenuti nella città e dell’omicidio di Nicola Tommasoli (avvenuto un anno fa). In appoggio, il quadro di una Verona nella quale i gruppi di estrema destra spadroneggiano, quasi assolti dall’opinione pubblica che si limita a condannare «la stupidità dei singoli».
AIRBUS
AVVENIRE – Due pagine dedicate alla sciagura dell’Airbus per raccontare le storie dei passeggeri italiani: «vicende che commuovono il nostro Paese», come la storia di Enzo Canaletti e Angela Cristina de Oliveira Silva (“Enzo e Angela, una vita per aiutare gli ultimi”), maresciallo dei lagunari lui, brasiliana lei, erano entrambi attivi nella solidarietà: per le donne vittime di violenza, contro la tratta dei bambini e per le badanti in servizio nella zona di Venezia.
LA STAMPA – “Portavano aiuti ai bambini disabili” è il titolo di un riquadro sui tre politici trentini deceduti nello schianto dell’Airbus al largo del Brasile. LA STAMPA oggi pubblica i profili degli italiani rimasti uccisi nell’incidente, fra cui i tre politici trentini Luigi Zortea, sindaco di Canal S.Bovo, Gianbattista Lenzi consigliere regionale e Rino Zandonai leader dei “Trentini nel mondo”. La delegazione trentina si era recata in Brasile per inaugurare progetti di sviluppo in collaborazione con le amministrazioni locali, per attivare due gemellaggi e per portare una donazione alla onlus locale Apae che si occupa di disabili. Un altro profilo che emerge dalle persone rimaste vittima dell’incidente è quello di Angela Cristina Oliveira da Silva, brasiliana sposata con un italiano, laureatasi in Italia in giurisprudenza e diventata punto di riferimento sul territorio forlivese per moltissime attività sociali a favore delle donne straniere, in Brasile promuoveva progetti di aiuto nei confronti delle donne e delle ragazze madri.
LAVORO
AVVENIRE – Inserto “è lavoro”. Nell’ambito del piano d’azione “Favorire l’inserimento lavorativo di persone svantaggiate”, la Fondazione Cariplo finanzia con 4 milioni di euro il progetto Lavoro e psiche, un percorso di inserimento occupazionale di 300 pazienti psichiatrici (“Al lavoro con il coach”).
OCCUPAZIONE FEMMINILE
AVVENIRE – Inserto “è lavoro”. “Un nido per due”. Già nel 2009 saranno destinati da 5 a dieci milioni di euro per introdurre anche nelle altre regioni d’Italia la figura molto popolare in Trentino della tagesmutter, una donna – nella maggior parte dei casi già mamma – che ospita nel suo appartamento fino a un massimo di 5 bambini da 0 a 3 anni (una specie di asilo nido a domicilio). Il progetto è contenuto nel pacchetto deh il ministro per le Pari opportunità Mara Carfagna ha messo a punto per promuovere da una parte l’occupazione femminile e dall’altra per favorire la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro.
STATI UNITI
SOLE24ORE – Si parla di Obama, con tanto di foto mentre scende dall’elicottero presidenziale, in merito al salvataggio di General Motors. Negli USA la polemica è forte e riguarda l’entità degli aiuti di Stato al colosso dell’auto: 50 miliardi di dollari totali per ricostruire l’azienda che secondo alcuni Gm non riuscirà a restituire neppure in 40 anni.
FISCO
SOLE24ORE – Gli esperti del SOLE se la prendono, giustamente, con il software Gerico, incaricato di implementare gli studi di settore. L’attacco parte in prima pagina e continua all’interno sotto il titolo “Vacanze? Taormina e Cinisello per il fisco pari sono”: infatti si scopre che i programma di calcolo dei “giusti” guadagni degli alberghi e di altre strutture ricettive turistiche non tiene conto minimamente della variabile territoriale, e quindi equipara un hotel, per esempio, di Cortina con uno di – poniamo – Sesto San Giovanni.
ECONOMIA
IL MANIFESTO – Richiamo in prima per la disoccupazione europea che “sale al 9,2%, un record mai toccato negli ultimi 10 anni”. A pagina 10 nell’articolo di apertura “La disoccupazione morde tutta l’Europa” si legge «La valanga è partita. Prevista, minimizzata dai filogovernativi, solo nominata – come un fastidioso effetto di realtà indesiderata, per cui non si hanno risposte adeguate – dall’apposizione parlamentare. Ma ora è qui, con le se prime potenti frustate, mentre correndo a valanga accumulerà via via altra massa. È la disoccupazione (…) A pagare il prezzo più alto sono i lavoratori uomini (dal 6,6 all’8,9% nell’eurozona in un anno), che hanno mediamente salari più alti, specie intorno ai 45-55 anni. Ma anche le donne – già meno occupate – perdono quota, pur se in misura minore (dall’8,9 al 9,4%). Il disastro assoluto riguarda i giovani sotto i 25 anni, che nel mese di aprile si sono ritrovati a passare da un tasso di disoccupazione del 18,5 % a un 18, 7. Ma soltanto un anno prima era appena al 14,7 (…)».
CINA
IL MANIFESTO – Ampio spazio (tre pagine) e un piccolo richiamo in prima pagina all’anniversario del massacro di piazza Tiananmen. Il dossier, intitolato “Tiananmen vent’anni fa e la Cina di oggi” sottolinea il silenzio e l’oblio «forzato che il potere oggi più che mai, impone su quell’evento terribile che ancora oggi non vuole affrontare apertamente, neppure alla luce del suo sfavillante presente. (….) La questione della “democrazia” era stata posta in modo più profondo di quanto non fu compreso in quei giorni dai media occidentali, e va ricordato che la repressione colpì in modo particolarmente duro gli operai (…). Un altro articolo “Se il partito blinda la memoria” riporta la testimonianza di una madre di piazza Tiananmen «Dopo vent’anni posso capire perché la gente non ne parla. I giovani di oggi non sanno cosa è successo realmente. D’altra parte anche io ho ricevuto un’educazione comunista e ho sempre pensato che il Partito avesse ragione. Da quella notte, ho cominciato a dubitare»
INTEGRAZIONE
IL GIORNALE – A pag. 48 la cronaca del “Parroco che fa dire messa agli ex drogati” si tratta di don Vittorio de Paoli della parrocchia di san Giuseppe della pace del quartiere Bullona di Milano. Di notte accompagna i volontari della “Giovanni 23esimo” nel recupero delle prostitute, di giorno ospita i ragazzi delle comunità terapeutiche e dà loro la parola durante l’omelia. «Dall’altare i ragazzi raccontano le loro storie, l’origine dei loro problemi, la caduta nella droga e poi l’incontro con chi li sta salvando».
BERLUSCONEIDE
ITALIA OGGI – “Elezioni, ha vinto Noemi”, è il titolo di apertura del giornale diretto da Franco Bechis, che in un articolo a sua firma fa i conti delle dichiarazioni rilasciate sul tema. «In 30 giorni sul caso Noemi ben 2.236 dichiarazioni politiche, un vero e proprio record. Tutti i leader hanno detto quasi quotidianamente la loro sul caso», rileva Bechis. «Immigrazione, lavoro, crisi occupazionale, trattative della Fiat, politica estera, crisi economica sono restate per 40 giorni sullo sfondo: ad aprire bocca su questi temi anche in comizi di piazza si provocava ormai lo sbadiglio»
IL GIORNALE – Intervento di Susana Tamaro “Quell’Italia che non c’è” Dalla copertina a pag. 48 la scrittrice scrive: «In questi anni i giornali hanno reso un pessimo servizio al nostro Paese perché hanno alimentato una cultura fatta di fanatismo, faziosità e pregiudizi- spacciati come assolute verità- creando un clima quasi da guerra civile… Il “sentito dire” sembra essere una base importante del nostro sistema informativo. Peccato che di sentito dire in sentito dire si finisca per distruggere la vita delle persone…. Ma l’Italia vera è proprio quella che compare sui giornali? Oppure esiste un Paese reale che, ringraziando il cielo, è molto diverso da quella sordida commedia che ci viene rappresentata sui media? Un Paese reale serio, preoccupato, affannato da una prolungata situazione di immobilismo, di stallo, offeso da una burocrazia che ferisce profondamente l’idea di Stato moderno. Un Paese che lavora, che s’impegna, un paese fatto di figlie allo stremo, un paese in cui mettere al mondo un figlio è un atto eroico. Sì, l’Italia si regge su tante persone straordinarie che reggono nonostante tutto perché hanno valori ai quali non sono disposte a rinunciare in cambia di qualche effimero tornaconto. Quest’Italia che non compare sui giornali vorrebbe una classe politica adulta».
Nessuno ti regala niente, noi sì
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