Mondo

Obama sì all’inchiesta Onu

Gli Usa scelgono la linea dura nei confronti della giunta

di Redazione

L’amministrazione Obama ha deciso di sostenere la creazione di una commissione di inchiesta Onu sui crimini di guerra e contro l’umanità nel Myanmar. Si tratta di un segnale di una politica più dura degli Stati Uniti contro un regime a lungo accusato di aver ucciso e violentato i suoi nemici politici. E la Casa Bianca, secondo funzionari Usa che hanno chiesto l’anonimato, considera anche l’ipotesi di un inasprimento delle sanzioni finanziarie contro il regime militare che governa la ex Birmania per ottenere la liberazione di migliaia di prigionieri politici.

Appoggiando una commissione, l’amministrazione Obama si impegna a sostenere una inchiesta Onu sulla giunta militare, guidata dal 1992 dal 77enne generale Than Shwe, che nel 1990 aveva annullato le elezioni vinte dal partito del premio Nobel per la Pace Aung San Suu Kyi.

Le organizzazioni umanitarie si sono espresse positivamente riguardo alla notizia.

«Penso che sia una mossa brillante» ha detto Tom Malinowski, direttore dell’ufficio di Washington office of Human Rights Watch. «L’èlite militare birmana è tuttora convinta che sfidare il suo popolo e il mondo sia un vantaggio e continueranno a farlo e a resistere ai compromessi politici».

La creazione di una commissione d’inchiesta dell’Onu è stata sollecitata dall’inviato speciale delle Nazioni Unite per i diritti umani in Birmania, Tomás Ojea Quintana, lo scorso marzo. «Le istituzioni delle Nazioni Unite dovrebbero considerare la possibilità di stabilire una commissione d’inchiesta» aveva scritto nel suo rapporto, risvegliando così le speranze dei gruppi di opposizione e delle organizzazioni in cerca di un’azione legale contro il regime militare birmano.

E’ di pochi giorni fa l’annnuncio che il 7 novembre si terranno le elezioni legislative nel Paese dei generali, le prime dopo 20 anni. Ma gli osservatori internazionali ne hanno già messo in dubbio la legittimità. Alla consultazione, ad esempio, non potrà partecipare chi ha subito una condanna politica – circostanza che esclude la maggior parte degli attivisti democratici. Non sono ammessi neppure candidati di ordini religiosi: fuori, quindi, anche tutti i monaci della protesta anti-governativa del 2007. Proibito poi ai partiti politici che partecipano di pronunciare parole “offensive” nei confronti delle autorità.

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