Mondo

Obama vuole lo scudo europeo

Il desiderio degli americani è quella di far diventare lo scudo una questione multilaterale

di Redazione

L’abbandono dei piani per il dispiegamento della difesa antimissile in Polonia e in Repubblica Ceca e l’idea di un sistema “più flessibile” rispondono a tre criteri: la natura della minaccia, la tecnologia missilistica iraniana, con i test di vettori a corto e medio raggio, e il “desiderio” americano di far diventare lo scudo una questione multilaterale. A spiegare l’annuncio del 17 settembre scorso del presidente degli Stati Uniti Barack Obama è il rappresentante americano alla Nato, Ivo Daalder, nel corso di un briefing alla Farnesina, dove domani parteciperà a un convegno sulle
relazioni transatlantiche.
«Abbiamo deciso di accelerare il dispiegamento della difesa missilistica in Europa contro la minaccia dell’Iran, che ha testato missili a corto e medio raggio», sostiene Daalder, «C’era bisogno di riorientare la difesa anzitutto per difendere l’Europa. E il nuovo sistema che stiamo proponendo è più flessibile e verrà dispiegato in diversi Paesi, in stretta consultazione con i nostri partner. Lo
scudo è una questione tra gli Stati Uniti e i 27 suoi alleati della Nato». L’idea alla base del nuovo progetto, chiarisce ancora, è che «non guardiamo più alle intenzioni, ma alle capacità: l’Iran sta
testando missili a corto e medio raggio, questa è la realtà, nel caso in cui avesse intenzione di colpire, dobbiamo essere pronti».
Dal canto suo, l’ambasciatore italiano presso l’Alleanza atlantica, Stefano Stefanini, parla di «una rivoluzione copernicana» da parte americana. «Non si parla più», spiega, «di difesa degli
Stati Uniti attraverso l’Europa, ma di difesa dell’intero territorio della Nato».

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