Non profit

«Occasione per una nuova politica Usa»

Lo scrive il Washington Post, ricordando il travagliato rapporto fra i due Stati.

di Redazione

Una difficoltà che data sin dal 1804, quando Washington non riconobbe l’indipendenza di Haiti perchè era una nazione di schiavi. Quel mancato riconoscimento, durato 50 anni, contribui’ secondo diversi analisti a formare ad Haiti una cultura politica isolazionista rimasta ancora forte. A complicare i rapporti negli ultimi vent’anni vi e’ stato uno scontro interno fra democratici e repubblicani sulla politica da seguire ad Haiti.

Nel 1994, l’amministrazione di Bill Clinton intervenne per reinsediare il presidente Jean Bertrand Aristide, rovesciato da un golpe nel 1991. Ma poche settimane dopo l’invio di truppe americane sull’isola, i repubblicani ottennero la maggioranza al Congresso e s’impegnarono a limitare l’azione di Washington. Le truppe ripartirono dopo due anni, una volta celebrate le elezioni, al termine di un periodo che con il senno di poi e’ risultato troppo breve per permettere una reale stabilizzazione politica. Aristide fu poi rieletto nel 2001, ma il suo governo fu segnato da crescenti tensioni, mentre dall’amministrazione di George Bush giunse scarso sostegno.

Cacciato dall’isola con una violenta rivolta nel 2004, Aristide lascio’ Haiti a bordo di un aereo americano, ma successivamente accuso’ Washington di averlo costretto alle dimissioni e di averlo rapito, circostanza che gli Stati Uniti hanno sempre negato.

La partenza di Aristide ridusse le tensioni su Haiti fra democratici e repubblicani, ma fece calare l’attenzione sull’isola caraibica tanto che gli Stati Uniti sono rimasti fuori dalla missione Onu Minustah. Per l’anno fiscale in corso, l’amministrazione di Barack Obama aveva chiesto 293 milioni di dollari per Haiti, una cifra simile a quanto stanziato sotto George Bush.

Ma la Casa Bianca aveva fatto capire che l’impegno sarebbe aumentato una volta completata una revisione della politica verso Haiti, affidata al capo dello staff di Hillary Clinton al dipartimento di Stato, Cheryl Mills.

E a Port-au-Prince si sperava che l’impegno della Clinton, insieme alla nomina l’anno scorso di suo marito Bill come inviato speciale dell’Onu per l’isola caraibica, avrebbe riacceso i riflettori internazionali su Haiti. La Mills si e’ detta certa ieri che il governo haitiano voglia instaurare una buona partnership con Washington. “Consideriamo che il nostro ruolo sia quello di assicurare che la leadership di Haiti sia in grado di fornire quella leadership che il popolo haitiano si aspetta”, ha spiegato.

Vuoi accedere all'archivio di VITA?

Con un abbonamento annuale potrai sfogliare più di 50 numeri del nostro magazine, da gennaio 2020 ad oggi: ogni numero una storia sempre attuale. Oltre a tutti i contenuti extra come le newsletter tematiche, i podcast, le infografiche e gli approfondimenti.