Non profit
Ocse: 47 milioni di disoccupati
Lo svela il rapporto sulla situazione occupazionale nei principali paesi industrializzati. L'Italia si salva per la cassa integrazione
di Redazione
Sono 47 milioni i disoccupati nell’area dell’Ocse. Ma se a questa cifra si aggiungono le persone che hanno rinunciato a cercare del lavoro o che lavorano a tempo parziale ma che auspicano di lavorare in tempo pieno, “il numero reale di disoccupati o di persone in sotto-occupazione nell’area dell’Ocse potrebbe avvicinare gli 80 milioni”. È quanto emerge da un rapportosulla situazione occupazionale nei principali paesi industrializzati dell’Ocse nel quale si sottolinea la necessità che i Governi «aiutino le persone più bisognose e in particolare i giovani e i disoccupati di lunga durata». Per l’organizzazione internazionale, «è capitale che i Governi continuino ad aiutare efficacemente queste persone, che resistino alla tentazione di ridurre le prestazioni o diminuiscano le somme indirizzate ai servizi che favoriscono la ricerca di un posto di lavoro».
In Italia il ricorso alla Cig ha permesso di mantenere un tasso di occupazione più elevato di quasi 4 punti percentuali. A sottolinearlo, nel suo rapporto sull’Occupazione, è l’Ocse evidenziando il rischio “di ulteriori aumenti della disoccupazione se la crescita economica e l’occupazione non ripartono rapidamente” soprattutto dopo che i lavoratori avranno più diritto alla Cig. Dal rapporto Ocse emerge anche che nel nostro Paese «La ripresa dell’attività economica non porterà probabilmente ad una creazione significativa di occupazione nel breve periodo». Si stima che in Italia il tasso di disoccupazione rimarrà pressoché invariato sino alla fine del 2011. Gran parte della crescita della disoccupazione, rileva l’organizzazione internazionale, «è avvenuta in Italia nell’ultimo anno (+1,2 punti percentuali)». La proporzione della popolazione in età lavorativa occupata, aggiunge l’Ocse, si è ridotta di 1,8 punti percentuali dall’ultimo trimestre del 2007 e si situa attualmente al 57,3%, la più bassa dei Paesi Ocse dopo Turchia, Ungheria e Messico. Inoltre, il declino dell’occupazione e la crescita della disoccupazione «sarebbero stati molto peggiori se il numero di ore
lavorate non fosse precipitato (-2,7%), due volte di più della contrazione dell’area Ocse nel suo complesso».
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