Giornata mondiale dell’aiuto umanitario
Ogni giorno un operatore umanitario viene ucciso, ferito o rapito
Il 2025 è sulla strada per diventare l'anno più letale mai registrato, con 265 operatori umanitari uccisi finora e con un aumento del 54% rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso. L'aumento dei decessi negli ultimi tre anni è dovuto principalmente alla guerra a Gaza, durante la quale, quest’anno, le forze israeliane hanno già ucciso 173 operatori , superando il numero totale di tutti quelli uccisi a livello globale nel 2022
di Redazione

Dal 2000, in media, ogni giorno un operatore umanitario è stato ucciso, ferito, rapito o arrestato, e il 2025 è sulla strada per diventare l’anno più letale di sempre per gli operatori umanitari, ha affermato Save the Children in occasione della Giornata Mondiale dell’Aiuto Umanitario.
Secondo gli ultimi dati dell’Aid Worker Security Database (Awsd), dal 2000 sono stati registrati oltre 8.500 attacchi gravi contro operatori umanitari. I dati dimostrano che diventare operatore umanitario è sempre più pericoloso, con rischi in aumento anno dopo anno, nonostante il diritto internazionale vieti gli attacchi contro di loro.
L’anno scorso è stato il più letale mai registrato per gli operatori umanitari, con 383 persone uccise, di questi, circa 172 morte entro questo stesso periodo dell’anno scorso. Ciò ha spinto l’Australia, insieme ad alcuni altri paesi, a redigere la Dichiarazione sulla protezione del personale umanitario, sottolineando l’impegno della comunità internazionale a invertire la tendenza.
Tuttavia, il 2025 è sulla strada per diventare l’anno più letale mai registrato, con 265 operatori umanitari uccisi finora quest’anno, con un aumento del 54% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, secondo il conteggio provvisorio dell’Awsd.
L’aumento dei decessi negli ultimi tre anni è dovuto principalmente alla guerra a Gaza, durante la quale, quest’anno, le forze israeliane hanno ucciso finora 173 operatori umanitari, superando il numero totale di tutti quelli uccisi a livello globale nel 2022.
Negli ultimi cinque anni, la maggior parte degli attacchi si è verificata nel Territorio Palestinese Occupato, nel Sud Sudan e in Sudan, rendendo questi luoghi i più pericolosi per gli operatori umanitari.
«Ogni giorno gli operatori umanitari rischiano la loro vita per salvarne altre. E ogni singolo giorno, da oltre 25 anni, in media, almeno un operatore umanitario viene ucciso, ferito, rapito o detenuto mentre svolge il proprio lavoro. Si tratta di oltre 8.500 attacchi gravi. La promessa di protezione per gli operatori umanitari prevista dal diritto internazionale umanitario è stata infranta. Il nostro lavoro è sottofinanziato, messo a dura prova e sotto attacco. Non possiamo accettare un mondo in cui chi salva vite umane viene preso di mira proprio per questo. Un anno fa, il mondo si è schierato al nostro fianco chiedendo la fine delle uccisioni degli operatori umanitari. I leader mondiali hanno ascoltato e firmato la Dichiarazione e poi hanno distolto lo sguardo mentre il numero delle vittime continuava a salire. Le leggi sono chiare. Gli attacchi contro gli operatori umanitari sono crimini di guerra e i crimini di guerra non devono rimanere impuniti. Non servono altre dichiarazioni se non vengono applicate o se non vengono firmate da tutti i paesi. Abbiamo bisogno di azioni concrete e di responsabilità per indagare, perseguire e porre fine al ciclo di impunità», dichiara Inger Ashing, Amministratrice delegata di Save the Children International.
Save the Children invita tutti i governi a chiedere che venga fatta giustizia per ogni violazione del diritto internazionale umanitario nei confronti degli operatori umanitari e a garantire che i responsabili siano assicurati alla giustizia. Save the Children, inoltre, chiede che tutti i governi approvino la Dichiarazione sulla protezione del personale umanitario promossa dall’Australia durante la Settimana di Alto Livello dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite che si terrà a settembre, al fine di dimostrare l’impegno globale a proteggere gli operatori umanitari e a far rispettare le leggi di guerra.
Fumo e fuoco salgono al cielo dopo un attacco aereo israeliano nel nord della Striscia di Gaza, visto dal sud di Israele. (Foto AP/Leo Correa/LaPresse)
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