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Olimpiadi: Campagna per il rispetto della tregua olimpica

Riceviamo e volentieri pubblchiamo questa dichiarazione del presidente di PeaceWaves

di Redazione

Dopo i 140 morti in Tibet, la gente povera e improduttiva espulsa dalle città cinesi, interi quartieri popolari del centro di Pechino, hutong, distrutti e le persone ?deportate? in bidonville periferiche; i dissidenti, anche quelli potenziali, imprigionati così come i loro avvocati difensori (questi con l?accusa di ?manipolare e distruggere la verità? come da art. 306 codice penale cinese del 1997); la censura sistematica sulle informazioni che impone il bavaglio alla stampa libera compreso internet, le esecuzioni capitali che continuano senza interruzione, l?inarrestabile traffico di organi prelevati dai corpi torturati, i diritti dei bambini e delle donne che vengono sistematicamente violati? dopo tutto questo ha senso parlare ancora da parte de governo Cinese, della comunità internazionale e del CIO di ?opportunità? offerta dai Giochi Olimpici per il processo di pacificazione cinese e dell?intera regione?
Penso che questa opportunità, ammesso che sia ancora praticabile, sia una opportunità tutta politica. Del resto che i Giochi Olimpici non abbiano a che fare con la politica non è vero oggi nei Giochi moderni così come ieri nell?antichità. Non è necessario evidenziare le tappe assolutamente politiche di quello che è rimasto essere l?unico evento universale che coinvolge più paesi di quanto siedono intorno al tavolo delle Nazioni Unite, basterà citare le più note edizioni politicamente fortemente connotate Berlino 36, Messico 64, Monaco 74, Mosca 80, Los Angeles 84, Seul 98?
Se poi ci riferiamo al significato di politica, parola derivata dall?aggettivo greco di polis (politikos), significante di tutto ciò che si riferisce alla città, e quindi cittadino, civile, pubblico e anche socievole e sociale, e più ancora nel significato di ?politica prima? così come intesa da Hanna Arendt, fra gli altri, la politica delle scelte condivise e partecipate, dell?assunzione di responsabilità vediamo come i Giochi siano un evento eminentemente politico nelle sue radici come ben sapevano i Greci che le hanno pensate e come ne era cosciente il barone De Coubertin, inventore dei Giochi moderni che diceva nelle sue memorie ??ma io vorrei attirare la vostra attenzione sul fatto importante che sono emersi due caratteri nuovi nella serie di trasformazioni secolari?, (stiamo parlando della fine dell?800), ?Esso è -l?atletismo che per noi sarebbe lo sport tradotto in modernese – democratico e internazionale?.
Pensate quali sono le due parole che muovono i movimenti dal basso della gestione dei processi di globalizzazione, i cosiddetti new global, no global, post global e quant?altro. Democrazia dal basso condivisa e partecipativa, e processi di internazionalizzazione.
?Il primo di questi caratteri assicura il suo avvenire.? – diceva a quell?epoca – ?Al di fuori di ciò che è democratico, non c?è niente di più vitale al giorno d?oggi?.
Anche per noi oggi la democrazia rappresenta la sfida più alta, per qualcuno è diventata addirittura un?ossessione al punto di volerla esportare con la forza dimenticando la storia e confondendo un po? le cose, in quanto la democrazia è antitetica alla violenza e sospendere la democrazia per affermare la democrazia mi sembra un esercizio acrobatico assai pericoloso e con scarsissime possibilità di successo.
Ancora De Coubertin afferma: ?Quanto al secondo – che era l?internazionalizzazione – si aprono davanti a noi prospettive inattese?. E ancora sulla pace: ?Ci sono delle persone che voi trattate da utopisti quando essi vi parlano della sparizione della guerra. E voi non avete del tutto torto?.
?Ma vi sono delle altre che credono alla diminuzione progressiva della possibilità della guerra e io non vi vedo utopia? diceva De Coubertin, e ancora ? ?E? evidente che il telegrafo, le ferrovie, il telefono – diceva lui, e noi potremmo dire Internet, i satelliti ecc.. – la ricerca appassionata della scienza, i congressi, l?Esposizione hanno fatto di più per la pace che tutti i Trattati e le Convenzioni diplomatiche. Ebbene io spero che l?atletismo – lo sport – possa fare ancora di più?. Questa era la visione nei confronti dei processi di pace, credo si possa concordare e affermare che queste dichiarazioni sono di natura politica.
I Cinesi sanno di essere sotto osservazione, ma sanno anche di essere potenti, soprattutto economicamente. Vogliono offrire una immagine decente di se stessi e del loro regime. Oggi questo sforzo, dopo la repressione in Tibet ? la più terribile degli ultimi 18 anni – e le contestazione alla Torcia Olimpica che continueranno nell?intero suo percorso, sembra vanificarsi. Continua la ?pulizia? di facciata con l?implementazione dei campi di lavoro. Fino ad oggi la Cina risulta impermeabile a tutti i richiami della comunità internazionale, invero troppo timidi, anche perché ha già pesato la debolezza della comunità stessa nei confronti degli interventi in Darfur ed in Birmania. Il tempo per una inversione di tendenza è quasi scaduto ma tutti noi abbiamo il dovere di continuare a provare utilizzando tutti gli strumenti a nostra disposizione. Si può chiedere alla Cina, puntando sulle sue caratteristiche storiche di cultura e civiltà (Wen e Wenming), elementi con cui i Cinesi hanno sempre cercato di distinguersi dagli altri popoli. Oggi, come abbiamo visto, si palesa quanto la Cina sia deficitaria sotto questi aspetti. La privazione delle libertà, l’assenza di democrazia, l’inosservanza dei Diritti Umani, il più alto numero di condanne capitali al mondo, l’oppressione del popolo tibetano. A molti sta bene così, credono che prima o poi partendo dalle libertà economiche si arriverà anche alla democrazia. Il Nobel per l’economia Amartya Sen ci ricorda, invece, che la libertà è il requisito fondamentale per lo sviluppo. Senza libertà e democrazia ci può essere crescita economica ma non sviluppo, non sviluppo umano sostenibile. Ma c?è un?altra caratteristica importante nella tradizione cinese ed è il ?Mianzi? – paura di perdere la faccia.
Chiedere con forza alla Cina, alla comunità internazionale, al CIO nella persona del suo presidente Jacques Rogge, l?applicazione dello strumento giuridico che la Cina stessa, con il CIO, ha voluto: la risoluzione, non vincolante, sulla Tregua Olimpica per i Giochi di Pechino 2008 denominata ?Costruire la pace ed un mondo migliore attraverso lo sport e l?ideale Olimpico?, approvata per consenso e senza votazione il 31 ottobre 2007 da tutti i 192 paesi membri dell?Assemblea Generale delle Nazioni Unite.
È immediatamente necessaria, a questo proposito, una campagna internazionale che renda cogente questa risoluzione ciò potrebbe permettere di ?non far perdere la faccia ai cinesi? e nello stesso tempo attivare il processo di pacificazione e di democratizzazione e soprattutto innescare processi diplomatici per porre fine alla crisi tibetana. La Tregua Olimpica come soluzione ponte, come tregua attiva in cui far disputare i giochi in un clima di ritrovata fiducia. È ovvio che durante la tregua dovranno esserci segnali ?veri?, che potrebbero iniziare con un incontro tra il Dalai Lama ed il governo Cinese e proseguire poi con una moratoria sulla pena di morte, la scarcerazione dei dissidenti e così via. Se di fronte ad una richiesta forte e decisa di far rispettare la risoluzione sulla Tregua Olimpica non avesse esito non solo la comunità internazionale avrebbe motivo di boicottare i Giochi ma ancora di più, come avveniva nell?antica Grecia, il CIO dovrebbe dichiarare i Giochi di Pechino ?anaolimpiadi? cioè olimpiadi non disputate. Se per fare questo non sono sufficienti oltre 140 morti e tutto il resto allora davvero si potrà certificare la morte dello spirito olimpico.
Se, al contrario, i Cinesi sapranno tener fede a questo antico codice di comportamento, ?mianzi?, e se la comunità internazionale aiuterà la Cina, le Olimpiadi del 2008 potrebbero essere la grande opportunità che tutti dicono ma che al momento pochi vogliono.
Così come i Giochi di Torino 2006, anche su nostre pressioni, ha esteso la Tregua Olimpica anche alle Paralimpiadi, la trasformazione della Tregua Olimpica in una risoluzione ?vincolante? sarebbe l?eredità più importante dei Giochi di Pechino 2008 ed un segnale inequivocabile della voglia di cambiamento della Cina.

Presidente PeaceWaves

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