Prima l’annuncio “unilaterale” della chiusura dell’Agenzia del terzo settore da parte del ministro Fornero. Poi voci minacciose sul destino del 5 per mille. Andrea Olivero, portavoce del Forum, si trova in una strana situazione: ha avviato un dialogo che lui stesso definisce “positivo” con il governo nella persona del sottosegretario Guerra, ma nello stesso tempo deve confrontarsi con queste decisioni improvvise determinate dalla logica della “spending review”.
Cosa c’era a tema nell’incontro con la Guerra?
Abbiamo affrontato alcuni nodi urgenti del welfare, trovando intesa su tre temi: la necessità di affrontare il tema della non autosufficenza degli anziani, dopo il taglio ai fondi speciali; il reintegro dei fondi delle politiche sociali, su cui è stata costruita la politica sussidiaria della 328; una revisione della social card. Su quest’ultimo punto siamo stati subito ascoltati, perché la modifica è stata inserita nel Milleproproghe (vedi valutazione di Cristiano Gori a pagina 2, ndr).
E il 5 per mille?
Non se n’è parlato, non era all’ordine del giorno.
Eppure il sottosegretario ha esternato senza mezzi termini: secondo lei è uno strumento che ha fatto il suo tempo…
Su qualche correttivo si può discutere, a patto di non snaturare l’elemento caratterizzante: la libertà del cittadino di scegliere a chi destinare questa piccola parte del suo gettito. Ma sarebbe importante non fare dichiarazioni così drastiche, che poi diventano pretesti per chi ha come unico obiettivo quello di tagliare.
Cecilia Guerra contesta il fatto che favorisce i grandi…
Non è così. Per esempio, le Acli raccolgono centralmente ma poi destinano i fondi per progetti sui territori. Se il problema sono le associazioni che fanno ricerca scientifica, attenti: ogni progetto ha investimenti altissimi.
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