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Ong e comunicazione, binomio difficile

Lo sottolinea una ricerca presentata dell'Università di Torino presentata dal Cop, Consorzio delle organizzazioni non governative piemontesi

di Redazione

“Perché un militare italiano che viene ucciso in missione viene considerato un eroe della patria e un cooperante che perde la vita sul terreno muore nell'anonimato?”. Questo si è chiesto Jean Leonard Touadi, deputato e consigliere del vice ministro Lapo Pistelli, che ha dato anche la risposta: “La società non sente la cooperazione internazionale come un suo patrimonio, e anche le ong hanno per troppo tempo privilegiato l'azione, coinvolgendo la società solo al momento del fundraising”. Il suo intervento è avvenuto durante il panel di studi organizzato dal Consorzio ong piemontesi presso l'Università di Torino, nel quadro del progetto europeo Comunicare in rete per lo sviluppo: a confronto grandi nomi del giornalismo, università e operatori della cooperazione, alla presenza di almeno 150 persone.

Al centro del dibattito una ricerca coordinata dal professor Cristopher Cepernich dell'Osservatorio sulla comunicazione politica dell'Università di Torino, che ha monitorato i media piemontesi tra il 1 aprile e il 30 giugno 2013: emersi 237 articoli che in qualche modo trattano il tema, ma la maggioranza di piccole dimensioni contenuti nella sezione cronaca locale (60,7%). A testimoniare che i piccoli eventi locali sono più ripresi delle tematiche generali. “Eventizzazione e coinvolgimento emotivo, sono le parole chiave”, secondo Mimmo Candito, storico inviato de La Stampa “ma i giornalisti sul terreno non sono diversi dai cooperanti e si coinvolgono nelle cause che incontrano”. La parola chiave più riscontrata? “Umanitario” (50,2%), a scapito di scarsissimo coverage sullo sviluppo o sulla cooperazione.

“Se si parla di cooperazione internazionale le gente non capisce” ha sostenuto Mario Lubetkin, direttore generale di Inter Press Service – e testimoniato dal video di Davide Demichelis proiettato in apertura del convegno, “ma se si parla di ambiente, energie alternative, sovranità alimentare, fame, queste cose sono cresciute nella coscienza delle persone e c’è molta più attenzione rispetto a dieci anni fa. Bisogna saper comunicare nel modo giusto

A questo proposito emersi molti dati sulla necessità di professionalizzazione dei comunicatori delle ong: solo il 59% delle 32 Organizzazioni di cooperazione interpellate in Piemonte si serve di comunicati stampa per raccontarsi all'esterno. Il 91% di loro comunica attraverso il proprio sito web, attuando una strategia autoreferenziale. Appena il 15% possiede un ufficio stampa, mentre il 41% si serve di volontari per comunicare. “Una comunicazione a spot”, l’ha definita il professor Cepernich “che non ha respiro strategico”. Nel corso dell'incontro sono stati esaminati tre casi studio virtuosi:  Radici – L'altra faccia dell'immigrazione, Programma di Rai 3,  Follow the money, progetto di Data Journalism per la cooperazione de La Stampa e la campagna Acqua e vita, dell’ ong LVIA.

"Più strategia, meno frammentazione  e un rapporto strutturato tra ong e media, non basato sulle conoscenze personali di ciascuno", è emerso come indicazione di fondo a chiusura evento dalle parola dell’editorialista de La guida Franco Chittolina. 'La cooperazione fa notizia' è il primo evento del progetto triennale 'Comunicare in rete per lo sviluppo' che si svolge in Italia Francia Spagna con l’obiettivo di migliorare la quantità e la qualità della comunicazione sui temi dello sviluppo e della cooperazione internazionale. In Italia è promosso da Consorzio ong piemontesi in collaborazione con Università degli Studi di Torino, Associazione stampa subalpina, Regione Piemonte, Coordinamento Comuni per la Pace della Provincia di Torino.