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Ong virtuose: l’84% dei fondi per la missione

L'IID si dice «stupito» dal libro «parziale» della Furlanetto e ricorda i dati - trasparenti e virtuosi - dei suoi soci

di Redazione


“L'industria della carità” di Valentina Furlanetto continua a far discutere. L’Istituto Italiano della Donazione (IID) guarda «con stupore» il libro della giornalista di Radio24. L’IID definisce il lavoro come «un quadro solo parziale [che ] parla in maniera indistinta di realtà molto diverse tra loro e usa termini specifici del Terzo Settore come sinonimi, restituendo così un’immagine del Non Profit italiano che non rispecchia la realtà».
 
Lo Furlanetto affronta il problema – da anni al centro del dibattito tra addetti ai lavori e non solo – di individuare indici di efficienza per il Terzo Settore italiano. Nella prefazione del volume si dice che «la stampa potrebbe imparare molto da questo libro, che racconta come associazioni e istituzioni che dovrebbero aiutare gli altri a volte spendano troppo per tenere in piedi la struttura, per pubblicizzarsi, per competere fra loro e avere i fondi. Alla fine troppo poco va allo scopo finale per le quali sono nate queste
 ealtà. Le grandi istituzioni, come la galassia Onu, spendono l’80 per cento dei fondi per finanziare la struttura dell’Onu stessa». La Furlanetto fa parlare ad esempio Silvana, che nelle ong italiane e internazionali ci lavora, e dice che «per i 4 euro che arrivano alla gente, se ne spendono milioni che vanno a tenere in piedi le componenti di qualunque struttura che conosciamo, anche a casa nostra: stipendi, affitti, pubblicita`, noleggio di jeep».

Non è proprio così. L’IID ha realizzato un’analisi su un campione di 55 Organizzazioni Non Profit (ONP) socie dell’Istituto, focalizzata sull’utilizzo di un set di indici che si rifanno alla Raccomandazione N° 10 formulata dall’Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili, volti ad analizzare l’impiego delle risorse da parte delle ONP e l’efficienza della loro raccolta fondi. Dall’indagine emerge che gli oneri negli anni 2009 – 2011 dei Soci IID sono in media così distribuiti: 83% per la missione (oneri istituzionali o tipici), 11% per la struttura (oneri di supporto), 6% per la promozione e la raccolta fondi.
L’indice di efficienza della raccolta fondi (oneri raccolta fondi su proventi raccolta fondi) dei Soci IID non differisce dall’analisi precedente, attestandosi a 0,19: in media sono dunque necessari 19 centesimi per raccogliere un euro.

Nel campione di Soci che hanno risposto vi sono tutte le 30 ONG Socie dell’Istituto, realtà che sviluppano Progetti di Cooperazione nei paesi in via di sviluppo che si occupano di Sostegno a distanza e/o di Adozioni Internazionali. Il loro risultato è ancora più virtuoso della media: 84% per la missione, poco meno dell’11% per la struttura, e circa 5% per la promozione e la raccolta fondi.

Franco Vannini, coordinatore del comitato associati IID, fa notare: «Lo stupore manifestato nel libro per la presenza di patrimoni significativi dimentica che i maggiori esperti del settore trovano proprio nella sottopatrimonializzazione un punto di debolezza del sistema. Stesso discorso vale per la dimensione dei bilanci delle realtà prese in considerazione nel libro della Dott.ssa Furlanetto: quasi sempre delle importanti realizzazioni presuppongono la messa in campo di risorse adeguate».

Quanto al riferimento all’Istituto Italiano della Donazione all’interno del libro, fa notare Giovanni Bogani, Presidente del Comitato Tecnico dell’IID, come «tutti i meccanismi di controllo per l’ottenimento dei marchi di qualità avviene dietro compenso pagato alle società di revisione dalle stesse realtà che ne richiedono l’ottenimento. Il processo di verifica dell’IID, per evitare l’autoreferenzialità denunciata all’interno del libro, è affidato a verificatori esterni che operano presso Società di certificazione internazionali accreditate. L’esito delle verifiche documentali e del rapporto di ispezione in campo è a sua volta verificato da un Comitato Tecnico dove operano pro-bono professionisti esperti in diverse discipline (Revisione contabile, Studi legali, Fund raising, Sistemi di gestione, Certificazione e Accreditamento) i quali non dipendono dall’Istituto, a garanzia della terzietà della verifica. Si sottolinea che la verifica annuale mediante audit in campo è una caratteristica unica dell’IID rispetto alle iniziative internazionali analoghe».
 

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