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Onu: 2003, il mondo sta male
Negli anni '90, sostiene il rapporto sullo sviluppo Undp-2003, almeno 21 Paesi hanno registrato dei peggioramenti socio-economici, disparità anche tra paesi ricchi
di Redazione

Il mondo sta attraversando una acuta crisi dello sviluppo, con molte nazioni povere che soffrono gravi e continui peggioramenti nelle loro condizioni socio-economiche. E’ una delle denunce contenute nel Rapporto per lo Sviluppo Umano 2003. L’Indice di Sviluppo Umano (ISU), misurando il progresso compiuto dalle nazioni negli indicatori economici e sociali chiave, mostra che negli anni ’90 sono stati 21 i paesi che hanno sperimentato un declino. Negli anni ’80, invece, solo quattro paesi rilevati dall’UNDP avevano registrato simili riduzioni nell’arco di un decennio.
“Le inversioni nell’ISU – ha affermato Mark Malloch-Brown, amministratore dell’Undp – sono piuttosto rare poiche’ questi indicatori tendono generalmente ad aumentare lentamente nel corso del tempo.
Il fatto che nel corso degli anni ’90, ben 21 Paesi abbiano registrato una diminuzione – in alcuni casi una drastica diminuzione – e’ indicativo dell’urgente bisogno di intervenire a sostegno della sanita’ e dell’istruzione cosi’ come dei livelli di reddito di questi Paesi”.
L’Indice di Sviluppo Umano 2003 classifica 175 Paesi, con riferimento al 2001, l’anno piu’ recente per il quale sono disponibili dei dati. Il primo e l’ultimo classificato sono rimasti invariati: la Norvegia e’ al primo posto e la Sierra Leone e’ all’ultimo. L’Indice, elaborato nel corso degli anni ’90, riguarda gli aspetti fondamentali dello sviluppo umano sia nei paesi ricchi che in quelli poveri. L’Indice e’ una misura composita che prende in esame aspettativa di vita, istruzione e reddito pro-capite.
Quasi tutti i Paesi a ”basso sviluppo umano” classificati al fondo dell’Indice si trovano nell’Africa Sub-Sahariana: sono 30 su un totale di 34. Nel corso degli anni ’90 circa meta’ dei Paesi dell’America Latina e dei Caraibi hanno registrato una riduzione o una stagnazione del proprio reddito. L’Europa Orientale e l’Asia Centrale hanno registrato una diminuzione complessiva dell’Indice di Sviluppo Umano 2003 risultante dalla riduzione del reddito pro-capite. La diminuzione e’ stata particolarmente consistente in Moldavia, in Tagikistan, in Ucraina e nella Federazione Russa. Nell’Africa Sub-Sahariana la devastante diffusione dell’HIV/AIDS e’ responsabile per il declino nell’Indice di Sviluppo Umano.
L’aspettativa di vita e’ scesa drasticamente a seguito di tassi di diffusione dell’HIV/AIDS che in alcuni paesi sono cresciuti del 20 percento. L’Africa Meridionale, per esempio, a partire dal 1990 ha registrato un calo di 28 posizioni essenzialmente a causa dell’elevata mortalita’ dovuta alle malattie originate dall’AIDS. I declini dell’Indice registrati per il Botswana, lo Swaziland, lo Zambia e lo Zimbabwe ci raccontano una storia simile.
Tuttavia, per quanto riguarda l’Indice di Sviluppo Umano 2003, dal mondo in via di sviluppo sono arrivate anche notizie positive, con paesi che in tutti i continenti hanno messo a segno dei successi significativi: A partire dal 1990, Benin, Ghana, Mauritius, Ruanda, Senegal e Uganda hanno tutti migliorato in maniera significativa le proprie posizioni. Bangladesh, Cina, Laos, Malaysia, Nepal e Tailandia hanno anch’esse migliorato la propria posizione. Il Brasile ha registrato un forte balzo in avanti nell’Indice di Sviluppo Umano – a seguito soprattutto dei suoi sforzi nell’ambito dell’istruzione. La Bolivia e il Peru’ hanno anch’essi migliorato le loro posizioni a seguito delle riforme politiche e sociali attuate.
Nel Rapporto sullo Sviluppo Umano 2003, due altri indici illustrano aspetti importanti per lo sviluppo: L’Indice di Poverta’ Umana (IPU) per i paesi ricchi, che classifica secondo il loro livello nazionale di poverta’, analfabetismo, disoccupazione e aspettativa di vita. La Svezia e’ al vertice mentre gli Stati Uniti sono all’ultimo posto. Il Rapporto evidenzia che la Svezia, nonostante un piu’ basso reddito pro-capite rispetto agli Stati Uniti, ha in media un maggior numero di adulti che sono funzionalmente istruiti e un piu’ basso numero di persone che vivono in poverta’. Questo Indice mostra come le disuguaglianze persistano anche nei paesi a medio e alto reddito. La Misura dell’Empowerment di Genere (MEG) che mostra la partecipazione delle donne nell’arena economica e politica. I dati di quest’anno mostrano come la discriminazione nei confronti delle donne persista nonostante gli elevati livelli di Indice di Sviluppo Umano.
A tale proposito molti paesi poveri si sono comportati meglio rispetto a quelli ricchi. In termini di partecipazione e inclusione, infatti, le donne stanno meglio in Botswana, Costa Rica e Namibia piuttosto che in Grecia, Italia e Giappone. ”Per i paesi piu’ sviluppati, la GEM e l’IPU sono misure piu’ significative dello sviluppo umano rispetto al principale Indice di Sviluppo Umano – ha affermato l’autore principale del Rapporto,Sakiko Fukuda-Parr -. Questi indici mostrano come due paesi possano avere posizioni simili nello sviluppo umano, e tuttavia presentare delle ampie differenze nella percentuale dei loro cittadini che rimangono esclusi e non dispongono di opportunita”’.
Difficile ma non impossibile raggiungere obiettivi del millennio entro il 2015 .
”Le azioni politiche contro la poverta”’ sono l’argomento esaminato dal Rapporto 2003 sullo sviluppo umano preparato dalle nazioni Unite e diffuso oggi. E’ il 14mo rapporto della serie sviluppo e presenta una tesi di fondo: gli obiettivi di sviluppo del millennio che ne nazioni Unite e il G8, anche recentemente in Francia, si sono dati per sradicare o ridurre drasticamente la poverta’ nel mondo entro il 2015, stanno viaggiando verso il fallimento, ma e’ ancora possibile invertire la tendenza. Si potrebbe ancora giungere al trafuardo ma i governi del mondo sia dei paesi poveri, ma principlamente dei paesi ricchi dovrebbero cambiare le loro politiche sociali e cooperative. Ad esempio, il traguardo degli obiettivi potrebbe essere toccato se si aggiungessero 50 miliardi di dollari USA l’anno di assistenza addizionale allo sviluppo. Occorre verificare se esiste questa volonta’ dei paesi ricchi che finora, alle parole, hanno fatto seguire solo una riduzione degli aiuti alla cooperazione. Il rapporto ricorda che gli 8 obiettivi per invertire la diffusione della poverta’ e delle malattie entro il 2015 sono affiancati da un piano di azione che prevede 18 traguardi quantificabili per combattere la poverta’, la fame, le malattie, l’analfabetismo, ild egrado ambientale e le discriminazioni contro le donne. Il Rapporto pubblica oggi rilancia l’urgenza di adoperarsi a livello internazionale, con un raccordo tra paesi ricchi e poveri, per combattere la poverta’ che ogni giorni opera guasti insostenibili per la maggior parte della popolazione. ”Tutte el sfide rimangono impressionanti” riassume il Rapporto.
Piu’ di un miliardo di persone lotta ancora per sopravvivere con meno di un dollaro al giorno. Molte di esse mancano anche di servizi sanitari essenziali e non dispongono di acqua potabile. A livello globale, un bambino su 5 non finisce la scuola elementare. In larga parte del mondo in via di sviluppo, la pandemiadell’HIV/AIDS continua a diffondersi in modo incontrollato: nel 2001 piu’ di 14 milioni di bambini hanno perso un genitore o entrambi, a causa della malattia e si prevede che il numero di orfani causati dall’AIDS raddoppi entro il 2010. Circa 800 milioni di persone, pari al 15% della popolazione mondiale, soffrono di fame cronica. Nell’ambito degli obiettivi del millennio la comunita’ mondiale – ricorda il Rapporto – si sta sforzando di dimezzare questa percentuale entro il 2015. Ma se le tendenze attuali verranno confermate, l’Asia meridionale e Sub-Sahariana non riusciranno a raggiungere questo traguardo. Nell’Africa sub sahariana un bambino ha solamente una possibilita’ su tre di terminare la scuola elementare. E nell’Asia meridionale un bambino su 4 fra quelli in eta’ scolare non e’ istruito.
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