Mondo
Onu: “Darfur, prigione senza muri”
Lo ha detto l'Alto commissario dell'Onu per i diritti umani Louise Arbour riferendosi alla situazione dei circa 1,45 milioni di sfollati
di Redazione
Il Darfur e’ una ”prigione senza muri”. Cosi’, di ritorno da una missione nella vasta regione del Sudan occidentale teatro di scontri e violenze, l’Alto commissario dell’Onu per i diritti umani Louise Arbour ha denunciato il clima di paura in cui vivono gli sfollati del Darfur.
La Arbour si e’ quindi pronunciata per un aumento della presenza internazionale nella regione. I circa 1,45 milioni di sfollati del Darfur vivono in una ”prigione senza muri”, nell’insicurezza e non hanno fiducia nel governo sudanese; particolarmente difficile e’ la situazione delle donne vittime di stupri, ha affermato la Arbour in un comunicato pubblicato oggi a Ginevra.
Le vittime di stupri, ”ci hanno parlato della loro vergogna, ma la vergogna deve ricadere sui responsabili di questi criminini”, ha insistito l’alto commissario che ha trascorso una settimana in Sudan accompagnata dal rappresentante dell’Onu per la prevenzione del genocidio Juan Mendez. Per la Arbour appare ”chiaro che la presenza internazionale ha migliorato la sicurezza nel Darfur”, ma ”misure supplementari” sono necessarie.
“Il rafforzamento in numero e in capacita’ di tale presenza, inclusa quella di osservatori dei diritti umani, sarebbe utile per prevenire altre violazioni in massa”, ha affermato. Arbour e Mendez presenteranno ora un rapporto al Segretario generale dell’Onu e prenderanno la parola al Consiglio di sicurezza. Dal febbraio 2003 un conflitto oppone nel Darfur ribelli locali a milizie arabe appoggiate dal governo. I civili sono le principali vittime della crisi umanitaria e delle violazioni dei diritti umani che accompagnano il conflitto. Secondo l’Onu, 50.000 persone sono morte.
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