Cultura

Operazione foreste: teniamoci i polmoni

Le superfici boschive mondiali si sono ridotte. Le aree più deforestate sono anche le più povere del pianeta.Qualcosa sta cambiando di Gianfranco Bologna*

di Redazione

Il prossimo 30 marzo in numerose importanti città, da New York a Nuova Dehli, da Londra a Bejiing (Pechino), verrà lanciato il più esaustivo rapporto sullo stato degli ecosistemi del pianeta mai realizzato.
A Roma il rapporto sarà presentato dalla Fao e dal WWF Italia, presso la sede stessa della Fao. Si tratta del Millennium ecosystem assessment, che ha visto lavorare dal 2001 a oggi oltre 2.000 esperti di scienze naturali e di scienze sociali, tra i maggiori del mondo, per elaborare un ampio rapporto (sullo stile di quelli realizzati dall?Intergovernamental panel on climate change-Ipcc sulle conoscenze relative al sistema climatico) dedicato a fare il punto sullo stato delle conoscenze degli ecosistemi del mondo, sui prevedibili scenari delle loro dinamiche entro i prossimi cinquant?anni e sulle risposte che il mondo politico ed economico dovrebbe necessariamente fornire per cambiare rotta rispetto alla situazione attuale, certamente non rosea.

Cinquant?anni di fuoco
Il rapporto è stato voluto nell?ambito del sistema delle Nazioni Unite, dalle quattro grandi convenzioni internazionali (diversità biologica, desertificazione, zone umide, specie migratrici), dai quattro organismi tecnici dell?Onu (Programma ambiente-Unep, Programma per lo sviluppo-Undp, Fao e Unesco), da autorevoli istituzioni scientifiche quali l?International council for science (Icsu), il World resources institute, ecc.
Il rapporto è particolarmente focalizzato sullo straordinario valore dei servizi che gli ecosistemi forniscono alla vita umana e che vanno dalla rigenerazione del suolo alla composizione chimica dell?atmosfera, dalla fotosintesi alla produttività primaria, dal rinnovamento del ciclo idrico ai grandi cicli dei nutrienti, dai sistemi di impollinazione all?incredibile ricchezza di vita (la biodiversità) cui attingiamo continuamente per l?agricoltura, l?industria, la farmacopea ecc. e ai quali non è riconosciuto nessun valore economico nelle classiche contabilità delle nazioni del mondo.
Una delle prime conclusioni del rapporto afferma chiaramente che negli ultimi cinquant?anni gli esseri umani hanno modificato gli ecosistemi più rapidamente ed estensivamente rispetto a qualsiasi altro periodo della storia umana. Essi hanno, di fatto, cambiato la diversità della vita sul pianeta e molti di questi cambiamenti rappresentano una perdita di biodiversità.
Non esiste una singola e univoca definizione di foresta. Si tratta infatti di ambienti che variano molto a seconda delle loro condizioni climatiche ed ecologiche, nonché di quelle storiche, sociali ed economiche.

La definizione della Fao
A seconda della definizione utilizzata, l?attuale superficie forestale può essere quella stimata per le cosiddette ?frontier forests? che sono quelle a maggiore integrità ecologica, e che indica circa 1 miliardo e 350 milioni di ettari, oppure i quasi 5,5 miliardi di ettari, se consideriamo anche tutte le aree forestali utilizzate dall?intervento umano e quelle piantate.
La definizione normalmente utilizzata è quella della Fao che produce, ogni dieci anni, il Global forest resources assessment, che fa il punto sullo stato delle foreste nel mondo. Questa definizione Fao indica per foresta «ambienti con presenza di alberi, con una superficie superiore al mezzo ettaro e una copertura di alberi che supera il 10%».
Si tratta di una definizione che è stata spesso contestata, perché da più parti si ritiene non dia realmente conto di un ambiente di foresta, rischiando di categorizzare come foresta anche ambienti di boscaglia o persino ambienti predesertici.
L?ultimo Forest resources assessment della Fao, pubblicato nel 2000, fornisce la cifra di 3 miliardi ed 869 milioni di ettari (il 30% della superficie terrestre), come dato globale di ambienti forestali presenti sulla terra.

I danni dell?agricoltura
Lo straordinario ambiente delle foreste ha subito effetti significativi. Secondo gli scienziati circa 8.000 anni fa la copertura forestale del nostro pianeta era di 6,2 miliardi di ettari che costituiscono circa il 41% della superficie terrestre. L?impatto sulle foreste in epoca pre-agricola è stato basso, se lo consideriamo rispetto alla prospettiva attuale. Alcune popolazioni tribali hanno esercitato un impatto sulla popolazione di animali selvatici (che sembrano abbiano causato estinzioni nel Nord America e nell?Australia) e sulla composizione forestale attraverso l?utilizzo del fuoco e di altri mezzi, ma il loro impatto complessivo è stato basso. Successivamente, il pianeta ha subito un declino sostanziale sia nella copertura a livello quantitativo che dello stato di integrità di molte foreste. La gran parte di questa perdita si è verificata nell?epoca industriale, quindi particolarmente nell?arco degli ultimi due secoli.
In Indonesia, ad esempio, le foreste coprivano 159 milioni di ettari fino al 1950; dal 1985 la superficie forestale è declinata a 119 milioni di ettari, una perdita del 27% in trentacinque anni. Da allora fino al 2000 l?Indonesia ha perso altri 28 milioni di ettari, con un risultato netto di perdita di foreste, dal 1950 al 2000 di 68 milioni di ettari (il 43% in meno). In Indonesia almeno 18 milioni di ettari sono convertiti alla coltivazione di palma da olio ed esistono richieste di permessi per altri 30 milioni di ettari, anche se almeno il 65% della terra che è stata convertita a palma da olio resta ancora impiantata. L?olio di palma ha moltissimi utilizzi, dalla margarina agli stick per le labbra. Sempre in Indonesia si ritiene che l?80% del legno derivi da tagli illegali, mentre, sempre da tagli illegali si ritiene derivi il 20-30% del legno proveniente dalla Russia e dall?Europa orientale.
La deforestazione ha operato in tantissimi paesi con la conversione dell?area boscata in campi coltivati, fattorie, pascoli e anche in insediamenti. In un recente studio del World resources institute solo il 40% delle foreste attualmente rimanenti sul pianeta possono essere definite ?frontier forests?, cioè aree con la presenza di ampi tratti di ecosistemi forestali naturali che mantengono la loro biodiversità. Ma quasi la totalità di queste foreste sono anch?esse minacciate dal taglio, dalla conversione agricola, e da altre attività umane. Settantasei nazioni hanno già perduto le loro ?frontier forests?, il 70% di quelle che restano si trovano in soli tre paesi (Brasile, Canada e Russia).
Il maggiore problema provocato dalla deforestazione è costituito dalla perdita estensiva di biodiversità (perdita della diversità genetica, di specie e di habitat).
La tutela, e razionale gestione, delle foreste resta uno dei grandi problemi che l?umanità deve affrontare e risolvere per cercare di mantenere sistemi naturali capaci di garantire il nostro benessere. Su questo tema, prima della grande Conferenza su ambiente e sviluppo di Rio de Janeiro del 1992 si sperava di giungere a definire una convenzione internazionale. Ciò non ha avuto luogo per forti scontri tra i paesi del Nord e del Sud del mondo rispetto al ruolo di ?bene comune? che le foreste assolvono, ma che non è possibile considerare come fuori dei confini nazionali dei singoli paesi.

Speranza certificazione
Le foreste non sono come l?aria. A Rio si concordarono una serie di principi legalmente non vincolanti per la tutela e gestione delle foreste con scarso riscontro pratico. Da allora sono stati attivati diversi meccanismi internazionali per cercare di trovare una sede di discussione, confronto e operatività sui tanti problemi da affrontare.
Sono così nati l?Intergovernamental panel of forests (1995-97), poi l?Intergovernamental forum of forests (97-2000) e infine l?United nations Forum of forests (2000-05), ma, purtroppo, restano insoluti tanti problemi di gestione delle foreste del mondo, ancora sottoposte a tagli illegali, incendi e distruzioni senza scrupoli.
Le iniziative legate alla creazione di aree protette, le positive co-gestioni di tanti ambienti forestali con le comunità locali, l?avvio di certificazioni forestali per la gestione sostenibile delle foreste (come il Forest Stewardship Council), fanno comunque ben sperare.

Direttore Scientifico
wwf italia

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