Non profit
Ormai sono indispensabili. Ci aiutano anche a comprendere le esigenze del pubblico
di Redazione
I dati del turismo culturale sono confortanti, ma anche quelli della crescita dell’interesse per i musei della propria città. Questo pubblico deve essere accolto e accompagnato, perché il suo interesse e la sua curiosità non vengano delusi. In questo ambito entrano in gioco i volontari della cultura che oggi appaiono come una risorsa nuova per migliorare tutti i servizi che il museo offre. La scarsità del personale richiede la presenza di persone capaci di accogliere il visitatore ed aiutarlo in ogni sua esigenza. Ma il volontariato nei musei si spinge ben oltre la semplice accoglienza: al Museo Diocesano di Milano i volontari si occupano, per esempio, anche della gestione della biblioteca del Museo e della mailing list, nonché di tutte quelle attività di supporto che altri non svolgono. Si tratta per lo più di persone che utilizzano il proprio tempo libero al Museo, condividendone le idealità e la missione: amano l’arte e a volte hanno competenze precise anche nell’ambito storico. Non sono solo persone in pensione, ma anche giovani che dedicano quel poco o quel tanto che possono ai valori del Museo. Si è portati a valorizzare moltissimo il contributo dei volontari negli ospedali o nei vari luoghi in cui l’aspetto sociale o assistenziale ha rilevanza. È giusto farlo, ma è giusto anche tener presente il contributo importante dei volontari dei musei, spesso considerati socialmente meno utili.
Il Museo Diocesano deve riconoscere invece l’utilità che le persone dell’Associazione volontari del Museo Diocesano hanno, al fine di raggiungere gli scopi istituzionali del Museo stesso, e anche per ricordare a tutti noi la gratuità della bellezza e la sua importanza nella storia di ogni persona. Il volontario in un museo è spesso un osservatore capace di fornire alla Direzione informazioni importanti circa il pubblico e i suoi bisogni. Non è una presenza passiva, ma attiva, con cui è giusto mantenere un rapporto che vada premiando la loro attività. Chi lavora in un museo professionalmente ha avuto per molto tempo un atteggiamento diffidente nei confronti del volontariato culturale, facendo fatica a ravvisare in esso le competenze da mettere in gioco.
Oggi per primo debbo riconoscere il valore di una presenza che, in tempi difficili come questi, non è soltanto importante sul piano del contributo umano, ma anche per le competenze che via via si vanno acquisendo. Credo si debba promuovere una campagna di informazione circa il volontariato nei musei, che è altra cosa dalle pur meritevoli Associazioni Amici. Si tratta di spiegare che il museo ha bisogno dell’aiuto della popolazione, sia per stabilire con essa una relazione che si fonda sulla reciproca valorizzazione, sia per offrire al pubblico quel sorriso accogliente che resta il primo e principale contributo che i volontari danno.
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