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Ospedali iracheni distrutti il grido d’allarme di Msf
Continuano i bombardamenti sulle strutture sanitarie nel nord dell'Iraq. Il capomissione di Medici senza frontiere, Fabio Forgione: «Deserto sanitario in un momento in cui le cure sono disperatamente necessarie»
di Redazione
Continuano i bombardamenti degli ospedali iracheni. Tra giugno e luglio ci sono stati ripetuti attacchi che hanno colpito le strutture sanitarie. Il personale medico fugge dagli ospedali, che in alcune città sono ormai vuoti, e migliaia di civili devono percorrere fino a 200 km per trovare assistenza. Già a giugno Msf aveva lanciato un appello che oggi rinnova dopo i pesanti bombardamenti e attacchi aerei nell’Iraq settentrionale e centrale. Tra le strutture mediche colpite anche alcune supportate da Medici senza frontiere, privando i civili di cure mediche estremamente necessarie. E così Msf torna a chiedere a tutte le parti del conflitto di rispettare le strutture mediche, di consentire allo staff medico di portare avanti il proprio lavoro e di consentire l’accesso ai servizi sanitari.
«Dallo staff medico ci riferiscono che sempre più ospedali sono stati colpiti dalle bombe nelle ultime settimane» ha detto Fabio Forgione, capomissione di Msf in Iraq. «Molti operatori sanitari sono fuggiti, temendo attacchi contro le strutture mediche in cui lavorano. Siamo molto preoccupati perché moltissime persone sono ora rimaste prive dell’assistenza medica di cui hanno bisogno».
Nella città di Shirqat, tra Mosul e Tikrit, l’ospedale è stato bombardato il 20 luglio. «Ero nel reparto di emergenza a operare un paziente quando l’ospedale è stato colpito» racconta a Msf un chirurgo iracheno, parlando al telefono dalla zona del conflitto. «All’improvviso è stato l’inferno: è saltata la corrente, le persone hanno iniziato a correre in tutte le direzioni, non sapendo se scappare all’esterno o cercare rifugio nell’ospedale. Erano tutti terrorizzati».
Dal 20 luglio, l’ospedale a Shirqat ha subito diversi altri attacchi diretti e tutti i pazienti sono stati evacuati.
Dopo il bombardamento della clinica di Msf a Tikrit il 13 giugno, Msf ha chiesto a tutte le fazioni di rispettare lo staff e le strutture mediche. Due settimane dopo, il 27 giugno, l’ospedale principale di Tikrit è stato colpito da un attacco aereo.
L’ospedale di Tikrit, dove un tempo venivano trattate 5.000 persone al mese, è stato ripetutamente colpito nei giorni seguenti, e così è accaduto al secondo ospedale della città.
«È un disastro» dichiara un chirurgo iracheno, parlando da Tikrit. «Gli ospedali sono vuoti. Ora le persone devono fare più di 200 km attraversando aree devastate dalla guerra per raggiungere gli ospedali più vicini, a Erbil e Kirkuk».
L’ospedale di Hawija, dove Msf lavora dal 2011, è uno dei pochi nella regione risparmiati dagli attacchi aerei. Ma un membro dell’équipe medica di Msf ad Hawija riferisce che, nell’ultima settimana, le bombe sono esplose due volte in aree vicine all’ospedale.
«Questa situazione sta trasformando le aree devastate dalla guerra in un deserto sanitario, proprio nel momento in cui le cure mediche sono disperatamente necessarie», dichiara Forgione.
Al momento Msf supporta tre ospedali nelle città di Sinjar, Hawija e Heet con servizi di emergenza attivi H24 e consultazioni ambulatoriali. Le équipe mediche di Msf stanno anche gestendo cliniche mobili nelle aree di Mosul e Kirkuk, con un focus particolare sulle cure materno-infantili e le malattie croniche. Msf è presente in diverse aree dell’Iraq dal 2006 e oggi impiega nel Paese uno staff di oltre 300 operatori
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