Padre Christian de Chergé è uno dei sei monaci agostinani del monastero di Tibhirine, in Algeria, uccisi nel massacro del 1° dicembre 1993, in circostanze che ancora restano avvolte nel mistero. Alla loro vicenda è stato dedicato un film che in Francia è un clamoroso successo con due milioni di spettatori in tre settimane (vedi articolo di Joshua Massarenti a pagina 18). Questo è il testamento, straordinario, di padre Christian reso noto dal quotidiano La Croix.
Io non saprei auspicare una morte simile. Mi sembra importante dichiararlo. Non vedo, infatti, come potrei rallegrarmi se questo popolo che amo venisse indistintamente accusato del mio assassinio. Troppo alto il prezzo da pagare per ciò che forse verrà chiamato la “grazia del martirio”, il doverla a un algerino, chiunque egli sia, soprattutto se dice di agire in fedeltà a ciò che crede essere l’Islam.
Conosco il disprezzo che ha potuto indiscriminatamente colpire gli algerini. Conosco anche le caricature dell’Islam incoraggiate da alcuni islamisti. È troppo facile farsi una buona coscienza identificando questa via religiosa con l’integralismo dei suoi estremisti. L’Algeria e l’Islam, sono per me tutt’altra cosa, un corpo e un’anima.
L’ho proclamato abbastanza, credo, nella piena consapevolezza di ciò che ho ricevuto, ritrovandovi così spesso il filo del Vangelo imparato sulle ginocchia di mia madre, la mia primissima Chiesa, proprio in Algeria, e già in conformità con i credenti musulmani.
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