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Padre Dall’Oglio: «Se cade Assad è rischio guerra civile»
Parla il gesuita della comunità di Deir Mar Musa
di Redazione

Un eventuale passo indietro in Siria del presidente Bashar al-Assad, alla luce delle recenti proteste della popolazione, in particolare nella città di Deraa, provocherebbe “una guerra civile”. E’ quanto afferma padre Paolo Dall’Oglio, gesuita e fondatore della Comunità monastica siro-cattolica di Deir Mar Musa, dedicata al dialogo tra Islam e cristianità. “Non c’è nessuna possibilità di un trasferimento incruento del potere in Siria”, dichiara all’agenzia Aki-Adnkronos International il religioso che esclude, tuttavia, la possibilità che nel paese arabo, “a causa di componenti interne e frizioni esterne”, si verifichi quanto accaduto in Egitto e Tunisia, dove le sollevazioni popolari hanno rovesciato i regimi al potere. “Il popolo siriano non vuole sicuramente nemmeno un’altra Libia – aggiunge – e così non la vogliono gli Usa e l’Unione Europea che si troverebbero impegnati su troppi fronti”.
Padre Dall’Oglio, autore del libro in uscita ‘Innamorato dell’Islam credente in Gesù’ (ed. Jaca Book), commenta il discorso di al-Assad, che oggi a Damasco ha dato rassicurazioni alla popolazione sulle riforme annunciate nei giorni scorsi e ha attaccato i media arabi e internazionali, colpevoli a suo parere di “falsificare le notizie e fomentare le divisioni”. Secondo il religioso, il presidente “ha fatto un discorso coerente. Si è rivolto non solo al popolo siriano, ma all’intera comunità internazionale, e a tratti è sembrato dialogare con le tv satellitari”.
Sul piano dei contenuti, il religioso si dice sostanzialmente d’accordo l’analisi di al-Assad. “E’ convinzione generale in Siria che ci siano fattori di disturbo, che qui vengono chiamati complotti, che fanno parte della geopolitica regionale. A qualcuno farebbe comodo che la Siria esplodesse – precisa – ma il popolo non sembra disponibile a prestarsi a questo gioco, anche se questo non toglie la necessità di riforme. La grande maggioranza dei siriani desidera approdare a una democrazia matura, primo tra tutti lo stesso al-Assad e la moglie”.
Padre Dall’Oglio parla quindi delle rivolte che dall’inizio dell’anno hanno scosso il mondo arabo, dal Maghreb al Medioriente, senza risparmiare nemmeno alcuni paesi del Golfo. “A livello generale c’è stata un’evoluzione culturale importante”, sottolinea il religioso. “La generazione della rete sembra aver maturato una coscienza democratica che è post-comunista e post-islamista, ma che mantiene i legami con il quadro di riferimento simbolico islamico”. Dall’Oglio, tuttavia, non crede al rischio che in alcuni Paesi, in particolare l’Egitto, la caduta dell’establishment che ha retto il potere per decenni possa aprire la strada all’ascesa dei movimenti radicali e fondamentalisti, primi tra tutti i Fratelli Musulmani. “L’islamismo è uno spauracchio agitato da chi fa affari con queste oligarchie economiche e politiche – dichiara il gesuita – Lo stesso leader libico Muammar Gheddafi ha detto che la rivoluzione è portata avanti da al-Qaeda, e lo stesso hanno fatto alcuni paesi oltre-Mediterraneo”. In questa fase “non c’è il pericolo islamismo, ma anzi in un certo senso la prima vittima delle rivoluzioni è proprio l’islamismo politico e terroristico” spiega il religioso che parla di nuovi elementi nelle relazioni tra Islam e occidente, citando il discorso al Cairo del presidente Usa, Barack Obama e l’alleanza tra Lega Araba e paesi occidentali sulla crisi libica. “Pensare di sottomettere intere popolazioni alla repressione e alla corruzione solo perché si ha paura dell’islamismo è insufficiente – sottolinea padre dall’Oglio – L’autodeterminazione dei popoli deve essere affermata”.
Proprio sulla paura dell’islam nella società occidentale si concentra l’ultima parte dell’intervista al religioso. Per Dall’Oglio negli ultimi tempi sembra essere riaffiorata una certa paura islamofobia e questo, secondo il religioso, è dovuto tra le varie cause, all’incapacità dell’Europa di rispondere alle esigenze di una società multiculturale e, in Italia, “alla manipolazione mediatica, su cui si basa la post-democrazia populista, che ha bisogno di mettere paura per funzionare”. Secondo il religioso, oggi “la xenofobia e l’islamofobia sono strutture di mobilitazione del consenso. I più antimusulmani e razzisti sono spesso i più scristianizzati – è il suo ragionamento – sono loro che rispondono in modo populista e contrastano la presenza dei musulmani”. Davanti a questo scenario, conclude Dall’Oglio, “la Chiesa sembra soffrire di un contrasto tra fedeltà evangelica e deriva populista”.
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