Uomini (73%), italiani e stranieri in ugual misura, in gran parte coniugati (66%), per oltre un terzo di età compresa fra i 41 e i 50 anni, soprattutto con figli minori a carico (72%). Si tratta spesso di operai (61,2%), disoccupati da meno di un anno (67,3%), lavoratori che nei giorni bui della crisi hanno visto sfumare il loro impiego: persone licenziate (30%), a cui non è stato rinnovato il contratto a termine (29%), o in cassa integrazione (13%). È questo il profilo emerso dal primo bilancio del Fondo Famiglia Lavoro (4.647.357 euro: 29% dal Cardinale Tettamanzi, 33% da enti e società, 21% da privati cittadini, 17% da parrocchie della diocesi) delle 2.061 persone che negli ultimi sei mesi hanno fatto domanda per accedere agli aiuti voluti dall’Arcivescovo (1.087 le famiglie aiutate con un contributo pro capite medio di 2.500 euro). Nell’operosa Milano, nella città proverbiale del fare, da sempre locomotiva produttiva del Paese, i nuovi poveri sono proprio quelli che da fare non hanno più nulla e che, nel 59,6% dei casi, hanno visto precipitare il proprio reddito familiare al di sotto dei 500 euro mensili. Disoccupati per i quali l’incubo peggiore si chiama “casa”: solo il 32% di loro, infatti, vive in un’abitazione di proprietà, mentre il 25% in case popolari; ma la maggioranza (43%) si trova a dover sostenere canoni d’affitto sul libero mercato, con costi che assorbono quasi per intero la capacità di spesa familiare. E spesso la superano, costringendo le fasce più fragili (leggi soprattutto stranieri) a gravi spirali d’indebitamento. (C.C.)
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