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Pakistan: Bhutto, “sacrificio supremo per la democrazia”
L'ex premier pakistano rende omaggio alle vittime dell'attentato contro la folla che salutava il suo ritorno in madrepatria
di Redazione
Le vittime degli attentati di ieri a Karachi hanno compiuto un “sacrificio supremo per la democrazia”. Benazir Bhutto saluta come eroi i quasi 140 morti e 550 feriti causati ieri dall’esplosione di ordigni piazzati lungo le ali di folla che hanno accolto il ritorno dell’ex premier dall’esilio.
“Il Partito popolare pachistano condanna con forza gli attacchi sulla manifestazione pacifica della notte scorsa” ha detto la Bhutto durante una conferenza stampa, “le nostre preghiere e la nostra solidarieta’ vanno a coloro che hanno compiuto l’estremo sacrificio per la causa della democrazia: non e’ stato vano”. L’ex premier ha gia’ fatto sapere che la strage non la fermera’, e ha confermato il fermo proposito non soltanto di rimanere in patria e di continuare l’attivita’ politica, ma anche di candidarsi alle elezioni parlamentari di gennaio, alla testa del suo partito. Il numero dei morti accertati e’ salito ad almeno 139, ma secondo le autorita’ e’ destinato ad aggravarsi: molti feriti sono in condizioni critiche.
L’ex premier si e’ salvata solo perche’ al momento delle due esplosioni, che hanno investito in pieno il suo camion modificato, si trovava nell’abitacolo per riposare, protetta dai cristalli anti-proiettile. Una taglia da 5 milioni di rupie, pari a poco meno di 58.000 euro, e’ stata promessa a chiunque fornira’ informazioni. Prima del rientro in Pakistan della Bhutto, ‘al-Qaeda’ e i Talebani afghani avevano minacciato di colpirla per l’appoggio dato al suo vecchio nemico, il generale-presidente Pervez Musharraf, e agli Usa.
Di recente l’ex premier e Musharraf hanno stipulato un patto di ‘riconciliazione’, preludio a una probabile spartizione dei poteri, che le ha permesso di tornare. Il marito di Benazir, Asif Ali Zardari, ha puntato il dito contro settori deviati dei servizi segreti pakistani, da sempre sospettati di connivenza con la galassia dell’integralismo islamico. La Bhutto ha imputato invece l’attentato ai sostenitori del defunto dittatore del Pakistan, il generale Muhammad Zia-ul-Haq, che s’impadroni’ del potere nel ’77 con un colpo di stato, rovesciando il padre di Benazir, Zulfiqar Ali Bhutto, fu impiccato due anni dopo. Per la figlia, i seguaci di Zia restano potenti, e hanno tentato d’impedirle di ripristinare la democrazia nel Paese. Quanto a Musharraf, le ha telefonato in segno di solidarieta’: ha pero’ anche ammonito a non strumentalizzare la vicenda attraverso “scambi reciproci di accuse”.
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