Famiglia
Palco o falegnameria,il ritorno alla societàha tanti percorsi
coop B Due casi scuola dal Friuli Venezia Giulia
di Redazione
Il lavoro rende liberi? Parte da questa domanda il Meeting nazionale della cooperazione sociale di produzione lavoro, organizzato dal Cns – Consorzio nazionale servizi e Clu – Cooperativa lavoratori uniti Franco Basaglia di Trieste il 12 e 13 maggio scorsi. È emersa la necessità di scambio e confronto tra le cooperative di tipo B, oltre che la richiesta di riconoscimento economico per l’inserimento lavorativo dei soggetti svantaggiati. «Chi si riesce a inserire è un cittadino che non pesa sui servizi sociali o sanitari», sottolinea il presidente della Clu Roberto Colapietro. Lo dimostrano le esperienze illustrate nel Meeting, come Teste di legno di Udine e On stage di Trieste. Due storie significative, che meritano di essere raccontate.
SocialJob: Com’è nata l’idea?
Angela Calabretta: Nel 2002 la Duemilauno Agenzia sociale, il Dsm e l’Enaip hanno organizzato un corso di restauro di mobili. In seguito è nato il laboratorio all’interno del Sant’Osvaldo, ma c’era un continuo ricambio di persone, perché si trattava di un’attività solo riabilitativa.
SocialJob: E adesso come funziona?
Calabretta: Ora siamo una vera e propria impresa di promozione sociale, lavoriamo soprattutto con privati e ci autofinanziamo. La Provincia ci sostiene con le borse lavoro, attualmente 13, ma abbiamo già assunto una persona a tempo indeterminato e contiamo di poterne assumere un’altra a giugno. I macchinari specifici e il materiale per l’ufficio è stato ottenuto grazie al progetto Silavoro, finanziato da fondi europei.
SocialJob: Continua anche la formazione?
Calabretta: Si fa sul campo. Di recente un volontario ha avviato un laboratorio di falegnameria. I soci lavoratori credono nel progetto e prendono iniziative. Oltre al restauro, ora costruiscono mobili e li vendono nei mercatini di antiquariato di tutta la regione. È la dimostrazione che sanno prendersi delle responsabilità, come alzarsi alle 5 di mattina la domenica, anche d’inverno, per allestire i banchetti. E hanno imparato a gestire i rapporti con il pubblico.
SocialJob: Come avete iniziato?
Paolo Rizzi: L’idea nasce da un gruppo di professionisti dello spettacolo impegnati nel sociale. Nel 2004, a Trieste, creiamo il circolo culturale Etnoblog dove organizziamo eventi tutto l’anno, la palestra dove si formano i nostri tecnici. Fondiamo On stage nel 2006. Attualmente ci lavorano 20 soci di cui 8 svantaggiati.
SocialJob: Come vi muovete nei grandi eventi?
Rizzi: Nel periodo estivo arriviamo ad assumere fino a 180 persone, con contratti a termine o altro. In molti, pur non essendo considerati ufficialmente svantaggiati, sono di fatto a rischio. Noi diamo la possibilità di lavorare in un settore entusiasmante, diverso dai lavori noiosi che vengono normalmente proposti. Nel grande evento, tutti si sono accorti di quanta energia ci mettano i ragazzi, con quanta passione e coinvolgimento lavorino, spesso più dei non svantaggiati. Ecco perché il fatto di essere una cooperativa di tipo B ci dà, paradossalmente, una marcia in più.
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