Il politico sconfitto dal papà.
Titola così il commento di Smargiassi su La Repubblica, che il 10 ottobre spara in prima «L’addio di Cofferati: non mi ricandido, scelgo mio figlio». Da parte sua, l’ex segretario Cgil e sindaco di Bologna, dice: «So che pagherò prezzi salati per questa scelta… Non c’è nessun retroscena. Quando sono divenuto sindaco avevo una famiglia. Adesso ne ho un’altra. Tutto qui». Caro Sergio e dici poco? Che fatica le famiglie allargate…
Sindaco, perché andarsene così?
Il Corriere della sera , lo esige il mielismo, si butta a capofitto sulla notizia con due paginate. Spazio e foto per la compagna di Cofferati, Raffaella Rocca, mamma di Edoardo che ha quasi un anno, che dice: «Abbiamo deciso assieme, spero che la sua scelta inuaguri un nuovo stile». Maria Luisa Agnese ci spiega come finalmente l’homo politicus scopra il primato della famiglia. Peccato che pochi giorni prima Laura Rodotà bollò una scelta simile come «un alibi» da tirare fuori quando le cose vanno male. Ma allora a ritirarsi era stata una politica inglese, cattolica e con quattro figli, adesso che a ritirarsi per gli stessi motivi è un uomo, non cattolico e con un figlio solo, lo fa veramente per la famiglia. Bah.
Un figlio non può crescere in autostrada. Considera comprensivo il manifesto che all’evento dedica due pagine e un richiamino in prima. Per Daniela Preziosi una svolta epocale nelle pari opportunità. Finalmente «un uomo che ha verificato che il sacrificio di crescere un figlio che vive a distanza – il lavoro d’amore si diceva in altri tempi – ricade sulla compagna e quindi decide di assumersi la responsabilità che il sentimento più che la biologia gli affida».
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