Medio Oriente
Parte il sogno di una nuova Siria: il Paese è libero dalla sanzioni economiche
«Le revoche di alcune sanzioni contro la Siria segnano un cambiamento significativo», dice il segretario generale di Fondazione Avsi Giampaolo Silvestri. «La notizia è stata accolta con grande gioia e speranza in tutto il Paese. Si potranno acquistare medicinali da aziende europee e importare prodotti agricoli essenziali come i fertilizzanti»
di Anna Spena

«Qualcuno le ha definite “un cadavere di cui liberarsi”», dice Giampaolo Silvestri, segretario generale di Fondazione Avsi. «Sono, anzi erano, le sanzioni europee imposte alla Siria di Assad». Poi lo scorso 20 maggio finalmente la notizia è arrivata: L’Unione Europea ha deciso di revocare tutte le sanzioni economiche ancora in vigore, con la speranza che lo sgravio faciliti l’accesso ai fondi e acceleri la ripresa di un Paese devastato dalla guerra dopo la caduta della dittatura di Bashar al-Assad a dicembre. Dal primo giugno quindi inizierà una storia nuova.

«Le revoche di alcune sanzioni contro la Siria segnano un cambiamento significativo», dice Silvestri. «Mentre le sanzioni legate a individui del regime di Assad e agli armamenti rimangono in vigore, quelle relative ai beni importabili nel paese, alle transazioni bancarie e alle attività delle società sono state eliminate.
«Le revoche di alcune sanzioni contro la Siria segnano un cambiamento significativo», dice Silvestri. «Mentre le sanzioni legate a individui del regime di Assad e agli armamenti rimangono in vigore, quelle relative ai beni importabili nel paese, alle transazioni bancarie e alle attività delle società sono state eliminate. Chi è sul terreno dall’inizio del conflitto, accanto alla popolazione, con progetti di emergenza, ha misurato l’impatto distruttivo che le sanzioni, nelle varie forme, hanno sulle persone. Per questo come Avsi abbiamo chiesto a gran voce all’Unione Europea di non rinnovarle. Per permettere ai siriani di ricostruire il loro Paese e di ripartire. Il Paese ha bisogno di fondi per passare da una situazione di emergenza cronica alla ricostruzione e allo sviluppo, con interventi mirati e sistemici in settori vitali quali educazione e creazione di lavoro, sanità, agricoltura e sicurezza alimentare. Sono i pilastri sui cui occorre investire per recuperare una generazione perduta e rilanciare un paese devastato. I siriani, dopo aver sopportato quattordici anni di un conflitto fratricida, hanno visto precipitare in pochi giorni un regime durato decenni e sono di fronte a una svolta che sperano possa essere positiva. Ma questa speranza va supportata, alimentata con strumenti concreti».
Fondazione Avsi è presente nel Paese dal 2015 con 11 progetti che vanno dal settore della sicurezza alimentare a quello sanitario; dall’educazione all’empowerment femminile. La Siria oggi sta affrontando una situazione drammatica: si prevede che la povertà estrema passerà dal 33,1% del 2024 al 37,4% nel 2025. Sulla situazione economica hanno pesato moltissimo le sanzioni internazionali, la continua svalutazione della valuta locale e l’aumento dell’inflazione. La maggior parte delle famiglie non può permettersi i beni di prima necessità il cui prezzo è triplicato negli ultimi due anni.
«Questo cambiamento comporta che la Siria diventi, a livello economico e finanziario, un soggetto più accettabile», spiega Silvestri. «Chi desidera importare o esportare beni, da e verso la Siria ora può farlo. Le aziende europee e americane possono stabilire rapporti economici con società e istituzioni finanziarie siriane senza incorrere in sanzioni o restrizioni». E l’impatto sulla vita dei civili sarà diretto: «Le società siriane potranno acquistare medicinali da aziende europee e importare prodotti agricoli essenziali come i fertilizzanti, che prima erano bloccati. La liberalizzazione dei trasferimenti bancari è un fattore cruciale, in quanto facilita enormemente le attività economiche e, di conseguenza, porta benefici anche alle fasce più povere della popolazione. Anche per le organizzazioni non governative che si occupano di cooperazione e sviluppo, la possibilità di trasferire fondi senza limitazioni è un enorme vantaggio. Ad esempio, gli ospedali supportati potranno acquistare medicine da case farmaceutiche occidentali anziché iraniane o cinesi, migliorando la qualità dei beni e potenzialmente riducendone i costi».
La notizia della revoca delle sanzioni «è stata accolta con grande gioia e speranza in tutta la Siria», racconta Silvestri. «È un cambiamento atteso da anni, che finalmente si concretizza». Il segretario generale di fondazione Avsi è fiducioso: «Con il cambio di regime, si è registrato un miglioramento nella libertà e nella capacità di intervenire sul territorio. Ci sono meno vincoli di controllo e finora non ci sono state diminuzioni della libertà religiosa o dell’agibilità per cristiani, scuole, ospedali e chiese. La situazione è monitorata, e si spera che il regime abbia successo, poiché un suo eventuale crollo porterebbe al caos». La Siria « è un paese straordinario», chiosa Silvestri. «I siriani sono un popolo estremamente accogliente. E tra i nostri due Paesi c’è un legame speciale, che colpisce profondamente».
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