Non profit

Partita doppiaper la solidarietà

iniziative Un Fondo alimentato dai lavoratori del credito

di Redazione

In principio era la colletta. Di fronte a una disgrazia, i bancari, come molte altre categorie, mettevano mano al portafoglio e si autotassavano. Poi – siamo nel terribile dicembre 2004, quello dello Tsunami – l’idea che forse è possibile far sì che la solidarietà sia più sistematica: sono talmente tanti i disastri del mondo… «Così un paio di anni fa, grazie a un accordo sindacale, è stato costituito il Fondo nazionale di solidarietà del credito, ora divenuto onlus. Il meccanismo è molto semplice: il lavoratore sulla tredicesima mensilità può volontariamente versare 6 euro, cui la banca affianca analoga cifra. Quindi un gesto di solidarietà raddoppia automaticamente e va a confluire nel fondo», spiega Ferdinando Giglio, del settore sindacale dell’Abi, l’Associazione bancaria italiana presieduta da Corrado Faissola (nella foto).
È un accordo unico in Europa e che forse non ha eguali nel mondo. «Prima la solidarietà era gestita diciamo in modo familiare, sempre nel rispetto della trasparenza e della correttezza. Adesso con la onlus, che fra l’altro potrà partecipare al cinque per mille e più in generale ricevere donazioni di parte di qualsiasi privato, ci siamo strutturati», continua Gigli, che aggiunge: «Si tratta della naturale evoluzione della propensione al dono e alla solidarietà che da sempre il mondo bancario ha dimostrato nei confronti delle collettività in cui opera e nei confronti di quei popoli colpiti da gravi drammi. Anche l’idea che l’istituto affianchi una cifra eguale a quella messa a disposizione dal lavoratore, appartiene alla tradizione consolidata ».
Un atto di responsabilità sociale a doppia titolarità, verrebbe da dire, e che riesce a mettere in ulteriore sintonia i lavoratori e l’azienda che ha un’occasione in più per dimostrare la propria sensibilità sociale. Quanto alle implicazioni esterne, beh le aspettative sono piuttosto alte: il potenziale di questo fondo, che viene gestito da rappresentati dell’Abi e dalle segreterie nazionali delle organizzazioni sindacali, è significativo.
Si pensi che il settore del credito conta circa 350mila dipendenti: ogni anno il Fondo potrebbe raccogliere intorno ai 4 milioni di euro. «Un auspicio ragionevole», sottolinea il responsabile, «e un obiettivo piuttosto praticabile. Da settembre contiamo di sensibilizzare i lavoratori e le imprese: presenteremo il nuovo sito della onlus, www.prosolidar.eu, e apriremo la raccolta di dicembre».
Va detto che, anche se questo è il primo anno “ufficiale”, il Fondo di fatto è operativo da un paio di tredicesime: una raccolta confluita, per ragioni amministrative, nella gestione 2008. Che ha avuto a disposizione oltre un milione di euro, cifra che è stata impiegata in numerose iniziative, in ambito nazionale e internazionale. Nel Belpaese ne hanno usufruito la Campania, il Piemonte, l’Umbria e le Marche a seguito di catastrofi naturali: case di riposo per anziani, istituti per bambini non autosufficienti, asili nido, scuole materne e centri sportivi. Fuori confine invece la solidarietà ha toccato Romania, Palestina, Argentina, Kossovo, Kenia, Croazia, Albania, Iraq, Afghanistan, Indonesia, Sri Lanka, Thailandia, con il contributo per ospedali pediatrici, reparti di maternità, scuole e bus scolastici, centri di formazione professionale, istituti per orfani di guerra.

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