Il caso Petrolio, il grande romanzo che Pasolini ha lasciato non finito, torna a far discutere. Alla Fiera del Libro Antico di Milano è stato infatti presentato un capitolo “trafugato” dal dattiloscrittto. È l’Appunto 22, intitolato «Lampi sull’Eni». Petrolio infatti ha come sfondo il caso Mattei e l’incidente che lo tolse di mezzo. Pasolini indagò su carte riservate e, a quanto pare, era arrivato a individuare le responsabilità di Eugenio Cefis. Ma Petrolio (Einaudi) è anche una grande visione sull’Italia “divorata” dal nuovo potere consumistico. E in questa pagina, tratta dall’Appunto 72, Pasolini ripropone la sua drammatica (ma appassionata) visione.
Siamo verso al fine della visione. Quanta fatica e angoscia mi sia costato descriverla, non voglio dirlo al lettore: mi basterà ricordargli che è atroce vivere e conoscere un mondo dove gli occhi non sanno più dare uno sguardo non dico di amore, ma neppure di curiosità o simpatia. Benché io sia “contento del deserto”, provo, a pensarci uno di quegli spasimi che solitamente impediscono di esprimersi e di parlare civilmente: soltanto chi ama soffre nel vedere che le persone amate cambiano. Ai politici non gliene importa niente dei poveri; agli intellettuali non gliene importa niente dei giovani. E quindi non solo non soffrono a causa del loro cambiamento, ma appunto, non se ne accorgono nemmeno. E non si tratta poi neanche di un semplice cambiamento, seppur doloroso, in quanto degradante: ma si tratta, come ho detto, di un vero e proprio genocidio. Chi non ama non se ne accorge neppure.
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