Famiglia

Pedofilia: maxi inchiesta, 56 indagati

L'inchiesta, partita da Salerno, si è allargata a tutto il Paese. Coinvolte, nello scambio di foto e video su Internet, anche donne.

di Redazione

“L’aspetto più sconvolgente di tutta la vicenda sono gli occhi dei bambini ripresi: occhi di adulti, senza luce, rassegnati, senza un briciolo di speranza”. Alfredo Greco, procuratore capo del Tribunale di Vallo della Lucania (Salerno) non riesce a trattenere questo commento dopo aver illustrato l’operazione di polizia che ha smascherato l’ennesima rete di pedofili che si scambiavano su Internet foto e video con bimbi e bimbe dai 4 ai 14 anni di età ripresi durante rapporti sessuali.

L’operazione è stata condotta dagli agenti della polizia postale di Salerno ed è scattata all’alba di questa mattina. Perquisizioni a tappeto in sedici regioni italiane. Indagate finora 56 persone, tra le quali alcune donne, per il reato di divulgazione di materiale pedo-pornografico scaricato via Internet.

Sono stati sequestrati 55 personal computer, 2800 tra cd e dvd, 480 floppy disk, 25 hard disc e 50 Vhs. Tra gli indagati, oltre a persone già coinvolte in precedenti indagini in materia di pedo-pornografia, anche numerosi insospettabili, commercianti, liberi professionisti, dipendenti pubblici e studenti. “Un aspetto rilevante – ha spiegato Domenico Foglia, dirigente della Postel – è l’estrazione sociale degli indagati, tutti provenienti da fasce medio alte, con una elevata percentuale di giovani”.

Gli indagati, utilizzando i cosiddetti programmi di file sharing, di norma usati per scaricare brani musicali e film, si scambiavano foto e video con minorenni ripresi durante rapporti sessuali. “Immagini raccapriccianti”, le ha definite Greco che ha diretto le indagini insieme al sostituto Renato Martuscelli, a partire dal gennaio scorso, quando l’inchiesta è stata aperta.

“Lo scambio di materiale pedo-pornografico – ha continuato Greco – avveniva di norma durante la notte, in ore ben precise, tra le dieci della sera e le sei del mattino”.

L’indagine ha svelato una fitta rete con ramificazione anche fuori dal territorio nazionale, con ramificazioni in Europa, Asia, Indocina e Paesi del Sud America. “E’ probabile – ha spiegato Foglia – che i bambini ripresi provengano da paesi dell’Est europeo e dal Sud America, ma l’indagine è ancora in pieno svolgimento e non si possono escludere nuovi sviluppi”.

Numerose le province italiane coinvolte, da Salerno a Napoli, a Roma a Milano, a Palermo a Trieste, e poi Genova, Torino, Matera, Parma, Como, Novara, Messina, Siracusa e numerose altre.

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