Mondo
Pena di morte, il caso Bielorussia
È l'unico paese del vecchio continente dove è ancora in vigore la condanna capitale. Avvolta nella segretezza più assoluta. Firma la petizione di Amnesty International per fermare le esecuzioni
di Redazione
L’Europa sarebbe una “zona libera dalla pena di morte” se non fosse per la Bielorussia (vedi focus nell’allegato), dove l’uso della pena di morte eè avvolto dalla segretezza. Lo denuncia il rapporto di Amnesty International, “Condanne a morte ed esecuzioni nel 2008”, pubblicato in questi giorni.
In Bielorussia (in foto il presidente Lukashenko) le condanne vengono eseguite con un colpo di pistola alla nuca e non vengono fornite informazioni sulla data dell’esecuzione ne’ sul luogo di sepoltura. Le esecuzioni nell’ex repubblica sovietica sono state quattro. In occasione della pubblicazione dei dati relativi al 2008, Amnesty International lancia il rapporto “Ending executions in Europe: Towards abolition of the death penalty in Belarus” e un’azione on line per fermare le esecuzioni in Bielorussia. Firma anche tu la petizione di Amnesty International.
Tornando al rapporto di Amnesty, esso mette in luce che tra gennaio e dicembre dello scorso anno sono state messe a morte almeno 2390 persone in 25 paesi e sono state emesse almeno 8864 condanne alla pena capitale in 52 paesi. Il rapporto dell’organizzazione per i diritti umani segnala i paesi in cui sono state emesse condanne a morte al termine di processi iniqui, come Afghanistan, Arabia Saudita, Iran, Iraq, Nigeria, Sudan e Yemen; l’uso spesso sproporzionato della pena di morte nei confronti di persone povere o appartenenti a minoranze etniche o religiose in paesi come Arabia Saudita, Iran, Stati Uniti d’America e Sudan; il costante rischio che vengano messi a morte innocenti, come dimostrato dal rilascio di quattro prigionieri dai bracci della morte statunitensi.
Molti prigionieri subiscono condizioni di detenzione particolarmente dure e sono sottoposti a forte stress psicologico. Ad esempio, in Giappone l’ordine d’impiccagione viene notificato ai prigionieri solo la mattina stessa dell’esecuzione, mentre i familiari vengono informati dopo che questa ha avuto luogo.
“La pena capitale non e’ solo un atto ma un processo, consentito dalla legge, di terrore fisico e psicologico che culmina con un omicidio commesso dallo stato. A tutto questo dev’essere posta fine” – ha sottolineato Irene Khan, Segretaria generale di Amnesty International.
La maggior parte dei paesi del mondo si sta avvicinando all’abolizione della pena di morte: solo 25 dei 59 paesi che ancora la mantengono hanno eseguito condanne nel 2008. Amnesty International ammonisce tuttavia che, nonostante questa tendenza positiva, centinaia e centinaia di condanne a morte continuano a essere emesse in tutto il mondo. Questi progressi sono stati anche sminuiti dalla ripresa delle esecuzioni a Saint Christopher e Nevis (le prime nel continente americano, esclusi
gli Stati Uniti d’America, dal 2003) e dalla reintroduzione della pena di morte in Liberia per i reati di rapina, terrorismo e dirottamento.
“La buona notizia e’ che le esecuzioni hanno luogo in un piccolo numero di paesi. Questo dimostra che stiamo facendo passi avanti verso un mondo libero dalla pena di morte. La brutta notizia, invece, e’ che centinaia di persone continuano a essere condannate a morte nei paesi che ancora non hanno formalmente abolito la pena capitale” – ha concluso Khan.
Sommari regione per regione
Il maggior numero di esecuzioni nel 2008 e’ stato riscontrato in Asia, dove 11 paesi continuano a ricorrere alla pena di morte: Afghanistan, Bangladesh, Cina, Corea del Nord, Giappone, Indonesia, Malaysia, Mongolia, Pakistan, Singapore e Vietnam. Solo in Cina hanno avuto luogo quasi tre quarti delle esecuzioni su scala mondiale, 1718 su 2390, dati che si teme potrebbero essere piu’ elevati poiche’ le informazioni sulle condanne a morte e le esecuzioni restano un segreto di stato. Il secondo maggior numero di esecuzioni, 508, e’ stato registrato nella regione Africa del Nord – Medio Oriente. In Iran sono state messe a morte almeno 346 persone, tra cui otto minorenni al momento del reato, con metodi che comprendono l’impiccagione e la lapidazione. In Arabia Saudita, le esecuzioni sono state almeno 102, solitamente tramite decapitazione pubblica seguita, in alcuni casi, dalla crocifissione.
Nel continente americano solo gli Stati Uniti d’America hanno continuato a ricorrere con regolarita’ alla pena di morte, con 37 esecuzioni portate a termine lo scorso anno, la maggior parte delle quali in Texas. Il rilascio di quattro uomini dai bracci della morte ha fatto salire a oltre 120 il numero dei condannati alla pena capitale tornati in liberta’ dal 1975 perche’ riconosciuti innocenti. L’unico altro stato in cui sono state eseguite condanne a morte e’ stato Saint Christopher e Nevis, il primo
dell’area caraibica ad aver ripreso le esecuzioni dal 2003.
Nell’Africa sub-sahariana, secondo dati ufficiali, sono state eseguite solo due esecuzioni ma le condanne a morte sono state almeno 362. Quest’area ha registrato un passo indietro, con la reintroduzione della pena di morte in Liberia per i reati di rapina, terrorismo e dirottamento.
Sommario per cifre:
Almeno 2390 persone sono state messe a morte in 25 paesi
Una media di SETTE persone messe a morte ogni giorno nel mondo
Almeno 8864 persone sono state condannate a morte in 52 paesi
CINQUE paesi hanno eseguito il 93% di tutte le esecuzioni nel mondo
(CINA, IRAN, ARABIA SAUDITA, PAKISTAN E USA)
I metodi di esecuzione utilizzati: DECAPITAZIONE, LAPIDAZIONE, IMPICCAGIONE, INIEZIONE LETALE, FUCILAZIONE ED ELETTROCUZIONE
59 paesi ancora mantengono la pena di morte
DUE TERZI dei paesi al mondo hanno abolito la pena di morte per legge o nella pratica
1 paese in Europa continua a mettere a morte, la BIELORUSSIA
l’IRAN ha messo a morte OTTO persone che avevano meno di 18 anni all’epoca del reato: una flagrante violazione della legge internazionale
Ratifiche trattati internazionali sulla pena di morte al 1° gennaio 2009
La comunità internazionale ha adottato quattro trattati che stabiliscono l’abolizione della pena di morte. Uno di questi riguarda tutti i paesi, gli altri tre hanno carattere regionale. In questo documento, per ogni trattato è prevista una breve descrizione, seguita da una lista degli Stati membri, ovvero quelli che hanno firmato e ratificato il trattato, e una lista di quelli che hanno firmato, ma non ancora ratificato, il trattato.
Gli Stati possono diventare parte di trattati internazionali ratificandoli o semplicemente accedendo ad essi con la firma. La firma di un trattato indica l’intenzione, da parte di uno Stato, di diventare parte in una data successiva attraverso la ratifica. Con la firma, uno Stato comunque si impegna, sotto la legge internazionale, a rispettare le disposizioni del trattato e a non fare nulla in contrasto con l’obiettivo e lo scopo del trattato stesso. Nel 2008, cinque Stati sono diventati parte del Secondo protocollo opzionale del Patto internazionale sui diritti civili e politici: Argentina, Cile, Honduras, Ruanda e Uzbekistan. Argentina e Cile hanno anche ratificato il Protocollo alla Convenzione americana sui diritti umani. All’atto della ratifica, il Cile ha presentato una riserva che lascia la possibilità di ricorrere alla pena di morte in caso di guerra per reati militari estremamente gravi.
Secondo protocollo opzionale al Patto internazionale sui diritti civili e politici
Il Secondo protocollo opzionale al Patto internazionale sui diritti civili e politici, avente lo scopo di promuovere l’abolizione della pena di morte, adottato dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 1989, è un trattato che riguarda tutti i paesi. Il Protocollo chiede l’abolizione totale della pena di morte da parte degli Stati aderenti, permettendo di mantenerla in tempo di guerra agli Stati che hanno posto una riserva specifica al momento della ratifica. Ogni Stato che è parte del Patto internazionale sui diritti civili e politici può aderire al Protocollo.
Stati parte
ALBANIA, ANDORRA, ARGENTINA, AUSTRALIA, AUSTRIA, AZERBAIJAN, BELGIO, BOSNIA-HERZEGOVINA, BULGARIA, CANADA, CAPO VERDE, CILE, COLOMBIA, COSTA RICA, CROAZIA, CIPRO, DANIMARCA, ECUADOR, ESTONIA, FINLANDIA, FRANCIA, GEORGIA, GERMANIA, GIBUTI, GRECIA, HONDURAS, IRLANDA, ISLANDA, ITALIA, LIBERIA, LIECHTENSTEIN, LITUANIA, LUSSEMBURGO, MACEDONIA, MALTA, MESSICO, MOLDAVIA, MONACO, MONTENEGRO, MOZAMBICO, NAMIBIA, NEPAL, NUOVA ZELANDA, NORVEGIA, OLANDA, PANAMA, PARAGUAY, FILIPPINE, PORTOGALLO, REGNO UNITO, REPUBBLICA CECA, REPUBBLICA SLOVACCA, ROMANIA, RUANDA, SAN MARINO, SERBIA (KOSOVO incluso), SEYCHELLES, SLOVENIA, SUD AFRICA, SPAGNA, SVEZIA, SVIZZERA, TIMOR-LESTE, TURCHIA, TURKMENISTAN, UCRAINA, UNGHERIA, URUGUAY, UZBEKISTAN, VENEZUELA.
(totale 70)
Stati che hanno firmato ma non ratificato
GUINEA-BISSAU, NICARAGUA, POLONIA, SAO TOMÉ E PRINCIPE.
(Nella foto, il leader bielorusso Alexander Lukashenko)
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