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«Per chi è dentro, i premi contano»

di Redazione

«Me l’hanno chiesto e ho accettato volentieri». Erri De Luca al solito misura le parole per spiegare come mai, per la seconda volta quest’anno, sarà tutor al premio letterario Goliarda Sapienza, concorso riservato a scrittori-detenuti. «Lo scorso anno», continua De Luca, «sono stato abbinato a un detenuto che conoscevo dai tempi di Lotta Continua, uno di quelli che si è politicizzato in carcere a contatto con i detenuti politici. È stato un abbinamento molto riuscito».
Qual è il compito del tutor?
Scrivere una specie di presentazione. Assieme al lavoro del prigioniero verrà presentato alla giuria, che poi dovrà valutare. Quest’anno sono stato abbinato all’autore di uno scritto intenso e molto teso.
Secondo lei, servono queste iniziative?
Tutto quello che distoglie dall’ossessione delle sbarre, dal tempo delle sbarre, è utile. Il lavoro, il teatro, i libri… Che sono sempre troppo pochi, scarsi e non in tutte le lingue… Mentre le carceri sono ormai laboratori internazionali.
Qual è l’utilità dei libri?
Sono una prospettiva di uscita. Mentre li si legge non si abita più dentro la prigione. Così come la scrittura che aiuta ad allontanarsi dal tempo detentivo. Io non so se questi premi siano utili o no. Ma lo sono per chi scrive, per chi legge, per chi recita in quel momento.