Welfare
Per favore, non parliamo bpiù di “risorse umane”
Bernhard Scholz Parla il presidente della Compagnia delle Opere
di Redazione

È una definizione propria di «chi pensava di poter creare capitale con capitale, e oggi è stato sconfessato». E invece proprio «il disprezzo del lavoro manuale è un sintomo grave della crisi» Vita: Bernhard Scholz, numero uno della CdO, cosa significa in concreto il vostro invito a ripartire dal lavoro e dal senso del lavoro?
Bernhard Scholz: Il tema del lavoro l’abbiamo definito prima che esplodesse la crisi perché abbiamo coscienza che si tratta di una crisi antropologica, una crisi dell’umano ridotto all’homo oeconomicus, dobbiamo riproporre il valore dell’homo vivens che cerca di esprimersi attraverso il lavoro. Per che cosa si lavora? Certo, prima di tutto si lavora per vivere, per mangiare, avere una casa, ma il lavoro non può non essere guardato anche come una possibilità di esprimere tutta la capacità che ciascuno ha dentro, anche in termini creativi. Bisogna ripartire da qui, chi si è illuso che la ricchezza possa essere sganciata dal lavoro dell’uomo, e chi pensava di poter creare capitale con capitale, è stato sconfessato.
Vita: Sembra di leggere Richard Sennett in L’uomo artigiano …
Scholz: Il disprezzo del lavoro manuale è un sintomo grave della crisi. Occorre rendersi conto che solo nella continuità, nella dedizione, nella costruzione a lungo termine l’uomo cresce e matura. Bisogna tornare a fare esperienza del lavoro come un processo conoscitivo. Anche quando è ripetitivo. Si cerca spesso di evitare la fatica, ma la fatica è condizione di crescita.
Vita: Da dove partire?
Scholz: Tutto quello che si fa deve servire alla persona, e tutto quello che uno fa nella vita deve essere un’espressione in ultima analisi di questo desiderio. Se posso essere sincero fino in fondo, si tratta anche di riscoprire il valore del servizio. Il nostro lavoro nella sua essenza è un servizio, certo un servizio anche a se stessi, ma un servizio a sé in quanto è servizio a chi lavora con te, alla tua famiglia, e al bene comune, perché l’uomo è realmente soddisfatto quando fa qualcosa di utile. Ogni persona desidera questo, perciò più che su impostazioni etiche (tanto sbandierate dai bancarottieri), bisogna ripartire dal desiderio della persona, far spazio a questo desiderio, attrezzarlo, farlo crescere nella relazione tra le persone al lavoro. Facciamo che nel 2009 non usiamo più la definizione di “risorse umane” per guardare alla persona umana nell’interezza dei suoi bisogni e desideri? Il lavoro di CdO avrà anche un senso se saprà promuovere questa battaglia culturale.
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