Non profit
Per il non profit vietato ricostruire A L’Aquila il terremoto dura da tre anni
di Redazione
Sono passati ormai tre anni da quel 6 aprile 2009 quando il terremoto, alle 3,32 di notte, stravolse il catino dove sorge L’Aquila. Un evento che è ricordato non solo per l’enorme tragedia, ma anche per la corsa alla solidarietà che ha coinvolto tutto il mondo. Ad impressionare i Grandi della Terra che visitarono la città per il G8, Obama in testa, fu la macchina della Protezione civile di Guido Bertolaso e la rete delle associazioni che dimostrarono una forza mobilitatrice straordinaria. Ma cosa ne è stato di tutti quegli sforzi dopo tre anni? Quanta strada hanno fatto i tanti progetti che il mondo associativo aveva messo sul piatto a terra ancora tremante? Non tutto è andato per il verso giusto.
Le Misericordie senza un tetto
«Siamo stati abbandonati», è il commento lapidario di Francesco Cotti, presidente delle Misericordie dell’Aquila. «Nel sisma abbiamo perso due sedi. Nonostante questo, il nostro personale si è molto impegnato per garantire il servizio sanitario sia nell’immediatezza dell’emergenza che nei mesi successivi», sottolinea il presidente. Che aggiunge: «Quando è rientrata l’emergenza abbiamo continuato la nostra attività sul territorio, nonostante i disagi». Ma perché allora questa sensazione di abbandono? «Ad oggi siamo ancora senza una sede, niente telefono o pc. Ci appoggiamo saltuariamente ad una stanza nell’ospedale cittadino che ci mette a disposizione il 118». Il silenzio delle istituzioni locali è assordante. «In regime emergenziale, quando a comandare era la Protezione civile di Bertolaso, ci era stato assegnato un terreno all’interno del progetto C.a.s.e. che prevedeva un 30% degli spazi riservato al terzo settore ma quando la palla è passata al Comune quella percentuale è stata girata agli originari proprietari dei terreni», continua Cotti. Da allora, nonostante le insistenti richieste, il Comune ha sempre risposto con tante promesse seguite da altrettanti nulla di fatto. «Il motivo ci è oscuro anche perché l’intera spesa sarebbe stata a carico delle Federazione, che per lo scopo ha già raccolto e stanziato 240mila euro», conclude amaro il presidente, «sono tre anni che facciamo anticamera».
I due milioni della San Vincenzo
Il caso delle Misericordie non è l’unica spia di un immobilismo assoluto nella zona aquilana. La San Vincenzo De Paoli nel 2010 firmò un protocollo d’intesa, assieme al presidente della Regione Abruzzo, Gianni Chiodi e al vicesindaco dell’Aquila, Giampaolo Arduini, per la realizzazione di un centro studi di 800 metri quadrati. Un progetto nato anche per volontà dell’Università dell’Aquila e dell’Adsu – Azienda Diritto allo studio dell’Aquila. «Abbiamo subito attivato una raccolta fondi che ci ha permesso di trovare 350mila euro. Che sommati alle donazioni di alcuni nostri grandi partner ci ha permesso di mettere da parte 2 milioni di euro», sottolinea Claudia Nodari, presidente nazionale dell’associazione. Sono due anni però che il progetto è fermo. «Si è tutto impantanato in iter burocratici senza fine», spiega la presidente, «dal febbraio al maggio 2011 sono state inviate, da parte nostra, diverse comunicazioni scritte al Comune, al sindaco, agli assessori e a tutti gli altri firmatari dell’accordo. Missive che a tutt’oggi attendono invano risposte mai pervenute».
La “Casa Acli”
Le Associazione cristiane lavoratori italiani per la loro Casa Acli hanno invece preso un’altra strada. «Un progetto nato nel luglio 2009, per volontà diretta del presidente nazionale Andrea Olivero», spiega Sigilfredo Riga, presidente Acli provinciali L’Aquila. «Casa Acli doveva essere una costruzione ex novo di 400 metri quadri, che potesse ospitare i nostri servizi, la presidenza provinciale, uno sportello di supporto psicologico, un punto informativo e un ostello per la gioventù». A causa della scarsità di terreni edificabili non è stato possibile trovare una soluzione, «a disposizione c’erano solo appezzamenti a prezzi assolutamente fuori mercato. Così ci siamo rivolti al Comune», chiarisce Riga. Per poi aggiungere che «il Comune imponeva che una volta costruita la struttura, da circa un milione di euro (frutto della raccolta del network aclista), la proprietà sarebbe dovuta essere pubblica e data solo in comodato d’uso gratuito per 25 anni all’associazione. Abbiamo naturalmente declinato la proposta».
Un problema con cui in tanti hanno dovuto fare i conti. «Stesso trattamento è stato riservato a iniziative promosse da vip come Jovanotti e Fiorella Mannoia», sottolinea il presidente. Il progetto originario è quindi stato ridotto, non sarà più in grado di ospitare tutti i servizi previsti e sarà sistemato al piano terra di una costruzione privata. «È l’unica soluzione possibile, anche se ci dispiace molto», conclude Riga che poi chiosa amaro: «Quello che è certo è che le istituzioni dovrebbero cercare di far meno discorsi di campanile politico e cominciare a perseguire la coesione sociale e istituzionale che ancora oggi manca totalmente».
Caritas è la mosca bianca
L’unico ente a non incontrare difficoltà è la Caritas. «Abbiamo diversi progetti in divenire», spiega don Andrea La Regina, responsabile ufficio Macroprogetti Caritas Italiana, «centri di comunità, scuole statali, di cui due già terminate e una in costruzione, e strutture di edilizia sociale abitativa che stanno per essere ultimate». Tutti i progetti della Caritas saranno di proprietà del Comune o della diocesi.
Cialente, il sindaco anti privati
Proprio il fatto che i progetti destinati a passare sotto il controllo diretto del Comune non incontrino nessun tipo di ostacolo nella loro realizzazione, come nel caso appunto delle scuole targate Caritas, desta qualche perplessità. La sensazione, fino a prova di smentita naturalmente, è che il Comune conceda il semaforo verde solo alle iniziative su cui poi potrà mantenere il controllo diretto. Sulla poltrona di primo cittadino c’è ancora quel Massimo Cialente che innumerevoli volte ha minacciato le dimissioni, senza mai concretizzarle. Lo stesso che nel 2011 disse di avere le mani legate «perché non so neanche se ho una maggioranza in consiglio» e oggi è, per l’imminente tornata elettorale del prossimo 6 maggio, il candidato sindaco del Pd.
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