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Petrolio: la nuova via della seta

Inaugurato con la presenza di rappresentanti dell'Ue il tratto azero del rivoluzionario oleodotto Baku-Tbilissi-Ceyhan. 5% delle quote di partecipazione all'Eni

di Redazione

Da ANSA – Sara’ la nuova ”via della seta” come molti gia’ lo chiamano, e probabilmente come afferma una antica leggenda citata dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi in un messaggio al capo di Stato azero Ilham Aliev, realizzera’ l’antico sogno caucasico di unire il Mar Caspio al Mar Nero e al Mediterraneo. Ma soprattutto l’oleodotto Baku-Tbilisi-Ceyhan, il cui tratto azero e’ stato solennemente inaugurato questa mattina, in una localita’ ad una cinquantina di chilometri da Baku – presenti i rappresentanti di una quindicina di governi, per l’Italia Margherita Boniver, sottosegretario agli Esteri -, offrira’ una via di rifornimento alternativa per l’Occidente evitando il transito attraverso i territori di Russia, Armenia, Iran, con importanti ripercussioni sugli equilibri geo-politici nella regione. L’Italia, che del petrolio azero e’ il principale importatore con un quota di oltre il 51%, guarda con grande interesse a questo progetto nel quale l’Eni e’ coinvolta (anche se la sua quota e’ di appena il 5%). Un oleodotto destinato a portare 50 milioni di tonnellate di petrolio l’anno, dal valore di 8 miliardi di dollari, al ritmo di un milione di barili al giorno, pari a 21 milioni di dollari. Per l’Azerbaigian cio’ equivale, stando alle previsioni e al prezzo attuale del greggio, a un flusso di introiti pari ad almeno una cinquantina di miliardi di dollari in venti anni, contro gli 800 milioni che incassera’ la Georgia e ai due miliardi e mezzo che entreranno in Turchia sotto forma di diritti di transito. L’importanza dell’opera, come ha sottolineato nel suo messaggio Berlusconi, investe non solo i Paesi della regione caucasica, ma anche quelli consumatori, con l’Italia in primo piano, ”permettendo una migliore condivisione delle risorse energetiche indispensabili per lo sviluppo socio-economico e sociale”. Un’opera di grande impatto dunque, come ha detto il sottosegretario Boniver, che ”rispecchia i sentimenti che ispirano l’ambizione di questi paesi del Caucaso meridionale i quali guardano all’Europa con fiducia e speranza”. E l’Italia ”ha sempre sostenuto con molto convincimento” quella politica di vicinato, ”fatta di progetti e piccoli passi, destinata a fornire uno sbocco alle ambizioni di questi Paesi che non sono direttamente a ridosso delle frontiere dell’Unione”. E’ in questo contesto, ha ricordato il sottosegretario, che nei primi mesi dell’anno sono venuti in Italia in visita di Stato i presidenti di Azerbaigian, Georgia e Armenia, che hanno potuto approfondire ai massimi livelli istituzionali questa prospettiva. Il nuovo oleodotto, che – ha detto Boniver – ”e’ stato fortemente voluto dagli americani”, ha anche una rilevante importanza strategica nella misura in cui consente vie di rifornimento alternative rispetto alle rotte tradizionali del petrolio e si inserisce, comunque, in un’azione politica da parte degli americani, interessati ad estendere i legami con i Paesi della regione anche sul piano della collaborazione militare. Opera certamente di grande impatto economico, ma anche, come hanno sottolineato nei loro interventi il presidente azero e quello turco Ahmet Necdet Sezer, un ”grande fattore di stabilita’ nella regione”, oltre a una risposta alle esigenze dell’Occidente di diversificare le fonti di approvvigionamento. Aliev ha colto l’occasione della cerimonia per enfatizzare i progressi recenti del proprio Paese, con un Pil cresciuto del 10% e una produzione industriale aumentata del 15%. L’oleodotto e’ stato finanziato da Bers, Banca Mondiale e da un consorzio internazionale di istituti di credito, con una partecipazione maggioritaria di British Petroleum e Socar (Azerbaigian), e con la presenza di compagnie di vari Paesi, tra i quali l’Italia. I lavori cominciati nel ’94 finiranno, stando alle previsioni, entro l’anno, una volta completato il tratto in territorio turco fino al terminale di Ceyhan, sulla costa mediterranea. Anche se alla realizzazione dell’opera sono legati importanti progetti di sviluppo soprattutto per l’Azerbaigian, intorno alla costruzione dell’oleodotto sono state sollevate polemiche e riserve da parte delle forze di opposizione azere, scese in piazza anche recentemente, ha ricordato Margherita Boniver, in quanto temono l’impatto ambientale, ma soprattutto reclamano, anche in vista delle prossime elezioni politiche, piena trasparenza nella gestione degli utili, nel timore che i benefici possano ricadere solo su una ristretta classe dirigente. A queste riserve ha colto l’occasione per rispondere Aliev annunciando proprio stamani la prossima creazione di ”fondo petrolifero” che dovra’ garantire la ripartizione degli utili per l’intera popolazione. A testimoniare l’importanza attribuita all’opera all’ inaugurazione, nel terminal di Sangachal, a una cinquantina di chilometri dalla capitale Baku sono intervenuti, al fianco del presidente Aliev (l’oleodotto porta il nome del padre, Gheidar, che l’aveva preceduto alla guida del Paese), i capi di Stato di Georgia, Mikhail Saakasvili; Turchia, Sezer; Kazakhstan, Nursultan Nazarbaiev. Gli Stati Uniti erano sono stati rappresentati dal ministro dell’Energia Samuel Bodman. Il prossimo passo, hanno annunciato Sezer e Nazarbaiev, sara’ la realizzazione di una rete ferroviaria e stradale che correra’ lungo l’oleodotto.

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